Soggetto promotore e soggetto recettore nell’informazione contingente: un rapporto in evoluzione

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “CARLO BO” – URBINO – Laurea specialistica in Editoria Media Giornalismo – Tecniche di Relazione – Prof. Giuseppe Ragnetti

“Soggetto promotore e soggetto recettore nell’informazione contingente: un rapporto in evoluzione”

a cura di Claudia Pasulo

Se oggi studiando la teoria di Francesco Fattorello riconosciamo la portata rivoluzionaria delle sue idee, è perché quando esse cominciarono a circolare, ovvero dal 1947 in poi, ancora prevalevano una serie di pregiudizi secondo i quali i mezzi di informazione potevano subdolamente manipolare le coscienze degli individui.

Quando Fattorello elaborava la sua teoria infatti, alcuni dei concetti che oggi abbiamo accettato, come quello di comunicazione negoziata, o di interpretazione, o di decodifica aberrante, non erano ancora stati formulati dagli studiosi di comunicazione. Motivo per cui il valore innovativo della Tecnica Sociale dell’Informazione, può essere adeguatamente colto soltanto se contestualizzato all’interno di una cornice culturale e sociologica che all’epoca era ancora molto lontana dal cogliere le dinamiche comunicative nella loro complessità, e in cui di fatto il destinatario era concepito come terminale passivo, indifeso e acritico del processo informativo. Da più parti si propendeva per un’idea di comunicazione a senso unico (dai mezzi di comunicazione ai destinatari), in cui il pubblico era considerato vittima di un apparato mediatico onnipotente.

Gli studi enunciazionali, la semiologia, i cultural studies, che pure avrebbero contribuito a rivalutare il ruolo del destinatario restituendogli finalmente un minimo di dignità e spessore intellettuale e a riconoscere altresì l’importanza cruciale del contesto sociale, erano ancora di là da venire quando Fattorello parlava ai suoi studenti di soggetto promotore e soggetto recettore come termini di un rapporto informativo simmetrico, in cui il soggetto recettore era in grado di aderire o rifiutare quanto proposto dal soggetto promotore. Questa assunzione, che forse oggi può apparire scontata, era impensabile in un periodo in cui gli studiosi erano intenti a scagliare anatemi disperati contro un sistema mediale pericolosissimo e malvagio che minacciava la massa sprovveduta con i suoi poteri di persuasione occulti.

La relazione tra soggetto promotore e soggetto recettore costituisce a mio parere l’aspetto più interessante della teoria, soprattutto perché gli attuali mezzi di comunicazione consentono molto più dei tradizionali mass media di massimizzare il loro rapporto, esplicitando compiutamente il ruolo del recettore quale soggetto interpretante e in un secondo momento promotore dell’informazione stessa. Mi spiego meglio: il processo previsto dalla teoria di Fattorello, nonostante si applichi a qualunque processo informativo, trova in pratiche comunicative quali i forum e i social network, nelle realtà web 2.0, nelle edizioni online dei tradizionali quotidiani e, per farla breve, in tutte quelle forme di comunicazione in cui assistiamo alla continua produzione di contenuti da parte degli utenti-recettori, una visibile rappresentazione.

L’obiettivo di questa tesina sarà pertanto quello di illustrare la teoria di Fattorello nei suoi aspetti fondamentali, concentrandoci in particolare sul carattere bilaterale e continuo del processo informativo, utilizzando a titolo esemplificativo proprio le nuove pratiche di socialità interattive che si sviluppano su internet.

La tecnica sociale dell’informazione: uno sguardo d’insieme

Secondo Fattorello tutte le volte che parliamo, raccontiamo, esponiamo un pensiero, quello che in realtà stiamo facendo è cercare di accreditare la nostra opinione, con l’intenzione, che ne siamo consapevoli o meno, di convincere il nostro interlocutore della sua giustezza. Tuttavia l’opinione, a differenza della credenza, non può essere considerata assolutamente giusta, poiché il suo oggetto è sempre qualcosa di oscuro e inafferrabile, qualcosa di inconoscibile o non ancora conosciuto (il futuro ad esempio), o ancora qualcosa che si presta a diverse valutazioni a seconda dei punti di vista, motivo per cui le opinioni su un medesimo argomento sono sempre diverse e contraddittorie. Se l’opinione potesse essere verificata allora diventerebbe conoscenza e quindi patrimonio della cultura condivisa. Al contrario l’opinione è un qualcosa di estremamente provvisorio e mutevole, poiché non poggia su un sapere consolidato e verificabile, ma è piuttosto un nostro modo di osservare un dato problema, in un dato momento, da un determinato (e dunque limitato) punto di vista. Da questa premessa deriva il carattere effimero e soggettivo di qualunque opinione, nonché la sua impossibilità di essere durevole nel tempo. Come spiega Lippman inoltre, la realtà è estremamente complessa perché gli uomini possano averne una conoscenza esaustiva e profonda; piuttosto, essi colgono della realtà solo alcuni frammenti, frammenti con i quali vanno a costruire le proprie rappresentazioni stereotipate e soggettive del mondo che li circonda. Da qui derivano le innumerevoli interpretazioni (opinioni) che possono essere date circa un medesimo oggetto.

La Tecnica Sociale fattorelliana è tecnica dell’ informazione e non della comunicazione proprio perché parte da questi presupposti. Il termine informazione infatti, sottende un processo preliminare di messa in forma della realtà, la quale una volta in-formata viene trasmessa al soggetto recettore. In altri termini, qualunque sia l’oggetto di discussione, non è l’oggetto in quanto tale che viene inserito nel processo informativo ma solo una sua particolare forma o interpretazione, quale è stata data dal soggetto promotore. Il soggetto promotore filtra infatti la realtà attraverso quelli che sono i suoi interessi, i suoi valori e soprattutto le attitudini che sono il risultato della sua acculturazione. Qui occorre fare alcune precisazioni. Soggetto promotore e soggetto recettore sono soggetti sociali nella misura in cui sono il risultato non soltanto dell’educazione che hanno ricevuto, o degli strumenti culturali di cui dispongono, ma anche di tutte le varie esperienze che li hanno formati, dei valori a cui sono stati socializzati dai gruppi di riferimento (famiglia, amici), delle idee e delle credenze che hanno interiorizzato e che, come spiega Stoetzel, «si frappongono come un prisma tra l’individuo e la sua visione delle cose». Le attitudini si vengono formando gradualmente sotto l’impulso di tutti questi stimoli squisitamente sociali, ai quali gli individui sono sottoposti sin dall’infanzia e dai quali ereditano le proprie visioni del mondo. Ecco perché la tecnica dell’informazione è tecnica sociale, perché ciò che erroneamente crediamo essere un nostro personalissimo modo di pensare, è in realtà un prodotto differito di tutti le pressioni ambientali a cui siamo stati sottoposti lungo l’arco di una vita. L’attitudine è un po’ la sintesi di tutto quello che abbiamo assimilato. E l’attitudine è ciò da cui derivano, anche se non in maniera deterministica, tutte le nostre opinioni.

Il processo informativo è dunque un processo complesso, che vede protagonisti due soggetti in ugual misura opinanti: l’uno, il soggetto promotore, che innesca il processo trasmettendo la sua opinione su ciò che è oggetto d’informazione, l’altro, il soggetto recettore, destinatario dell’opinione, che a sua volta la interpreta filtrandola attraverso valori e attitudini che gli sono propri. Da questo punto di vista diciamo che il rapporto tra i due termini del processo è paritario. Perché il soggetto recettore può rifiutare l’opinione proposta dal promotore, oppure può aderirvi se conforme alle sue attitudini e allora ci sarà comunicazione. Il recettore potrà in un secondo momento esprimere la propria opinione e diventare così promotore presso altri recettori, i quali diverranno poi promotori, e così via. Di conseguenza il recettore non è mai un bersaglio passivo, ma decide se concedere la propria adesione o meno attraverso una serie di passaggi preliminari. La primissima fase è quella del contatto che si realizza attraverso un determinato mezzo. La seconda è quella dell’interesse, che è già una fase discriminante perché il recettore potrebbe considerare irrilevante, sulla base dei suoi interessi e delle sue attitudini, l’argomento di cui si parla, nel qual caso il processo verrebbe interrotto. La fase successiva è quella dell’attenzione, cui segue la valutazione. La valutazione è una fase cruciale perché è quella in cui il recettore stabilisce l’effettiva coerenza tra l’opinione propostagli e il sistema di credenze e valori al quale fa riferimento, ed è a partire da questa valutazione che egli deciderà se concedere la propria adesione d’opinione o meno.

Bisogna tuttavia considerare che quando si opina su qualcosa vengono chiamati in causa anche quelli che vengono definiti fattori di conformità. I fattori di conformità agiscono nel senso di rendere per l’appunto conformi le opinioni. Essi hanno una carica sociale tale da risultare in qualche modo coercitivi, limitando di conseguenza la libertà del soggetto di dissociarsi da una data opinione. Fattori di conformità sono la ragione, i valori condivisi, l’opinione della maggioranza (conformismo sociale) e infine gli stereotipi. Sebbene dunque le opinioni siano soggettive (e non private) i fattori di conformità possono in qualche modo alterare l’autenticità di un opinione.

Riassumendo, la formula del processo informativo viene così schematizzata da Fattorello:

x)

                                 M

Sp                                                             Sr

                                 O

dove x è ciò di cui si parla, l’argomento oggetto di opinione, che come abbiamo detto rimane fuori dal rapporto d’informazione ma ne è il presupposto; Sp ed Sr sono rispettivamente il promotore e il recettore; O è la forma che Sp ha dato ad x, ovvero la sua interpretazione, l’opinione; e infine M è il mezzo attraverso cui si stabilisce il rapporto d’informazione.

Ora, vorrei soffermarmi proprio sul mezzo. Abbiamo detto che il rapporto che lega i due termini è bilaterale, dal momento che il recettore ha piena facoltà di interagire con il promotore discutendo l’opinione e rivestendo in un secondo momento egli stesso il ruolo di promotore. Tuttavia, lo strumento attraverso cui avviene il contatto tra Sp ed Sr può in qualche misura limitare la reciprocità tra i due termini, rendendo in tal modo il rapporto sbilanciato a favore del promotore. Questo è quello che avviene con i mezzi di comunicazione di massa. Infatti come sappiamo, i contenuti di tv, radio e giornali vengono confezionati da un ristretto gruppo di persone e rivolti a un vasto pubblico di recettori, il pubblico di massa. Non vi è interazione e non vi è feedback. I recettori possono naturalmente rifiutare di aderire alle opinioni proposte, tuttavia non possono obiettare o confutare quanto viene loro detto, almeno non immediatamente. Questo limite è proprio dell’informazione contingente, informazione tempestiva il cui oggetto è l’attualità e in cui il rapporto tra Sp ed Sr è di breve durata. Ragion per cui l’adesione, quando vi sia, è immediata e superficiale. La brevità del rapporto di informazione contingente, nonché le peculiarità del mezzo (tv, radio, stampa), riducono la bilateralità entro il limite di tempo in cui il rapporto si attua. Vale a dire che il recettore potrà sempre pubblicare una rettifica sul giornale, ad esempio, ma la sua opinione verrà comunque pubblicata il giorno seguente, cosicché la sua informazione rintraccerà un pubblico di recettori ben diverso da quello del giorno prima. Tuttavia, se è vero che il rapporto informativo contingente realizzato attraverso i tradizionali mezzi dell’informazione pubblicistica privilegia il ruolo del promotore a scapito del recettore, la rivoluzione operata nell’attuale panorama mediale dai cosiddetti new media sembra poter superare alcuni limiti intrinseci dei media di vecchia generazione, arricchendo lo scambio informativo e valorizzando proprio l’opinione del recettore. Vediamo come.

Potere al recettore digitale

Quando parliamo di web 2.0 ci riferiamo a tutte quelle pratiche comunicative che si sono sviluppate con il passaggio da un web di prima generazione (non a caso detto 1.0), a una nuova filosofia di concepire la rete e il rapporto tra produttori di contenuti e consumatori. La filosofia del web 2.0 infatti, che si è sviluppata in maniera progressiva e graduale, parte da un presupposto molto semplice: gli utenti sono in grado di aggiungere valore con la propria partecipazione. Se un tempo la rete offriva una relazione tra promotori e recettori a senso unico, non dissimile quindi da quella dei media di massa, il nuovo approccio alla rete segna il passaggio ad un’epoca in cui gli utenti di internet diventano sempre di più protagonisti del processo informativo. Gli utenti fruiscono dei contenuti, rispondono con altri contenuti, scambiano opinioni, caricano video, canzoni, leggono i commenti, discutono, in altre parole arricchiscono lo scambio informativo creando un’agorà in cui ogni utente, con le proprie opinioni e i propri interessi, ha facoltà di esprimersi tempestivamente e in tempo reale. L’esempio più significativo in questo senso è senza dubbio costituito dai social network. Tuttavia i siti che offrono questa possibilità sono ormai innumerevoli.

Antesignano della pratica dell’authoring, intesa come possibilità di creare e immettere contenuti, è stato Wikipedia nel 2001. Wikipedia è un’enciclopedia online pubblicata in 266 lingue i cui contenuti vengono sviluppati in collaborazione dagli utenti. I wiki infatti sono siti o pagine web che possono essere modificati direttamente dai propri utilizzatori.

Anche i blog consentono un elevato grado di partecipazione ed uno scambio informativo simmetrico. La pratica del web blogging risale ufficialmente al 1997, anche se la proliferazione dei blog più svariati in rete è un fenomeno più recente. Un blog è una sorta di diario digitale. L’utente (promotore) che pubblica un blog lo aggiorna continuamente, producendo nuovi contenuti, condividendo con quanti si trovino a passare dalla sua pagina i propri pensieri, la musica e i video preferiti e in definitiva, qualunque cosa gli passi per la testa. Fin qui niente di strano. Ciò che però differenzia sostanzialmente il blog dai tradizionali siti personali, è che laddove questi avevano una struttura chiusa e non consentivano quindi ai visitatori-recettori alcun tipo di interazione, i blog configurano un rapporto del tutto inedito con il pubblico che assume un ruolo fondamentale: può commentare i post esprimendo le proprie opinioni e quindi dar vita a un dialogo che genera ovviamente valore aggiunto. I post vengono commentati, i commenti generano altri commenti e così via. L’essenza del web blogging è tutta nello scambio, di idee, di opinioni. Tant’è che le potenzialità di questo nuova pratica non sono sfuggite all’attenzione dei quotidiani online. All’epoca del web 1.0, per le versioni digitali delle testate online, interattività significava soprattutto scambio di idee attraverso posta elettronica e forum. Il forum consentiva ai lettori di un quotidiano di scambiare le proprie opinioni in un’area a loro riservata, di conseguenza l’intrusione dei lettori nel prodotto giornalistico era tutto sommato limitata. L’avvento della filosofia 2.0 ha aperto la strada a nuove forme partecipative che alcuni dei quotidiani più avveduti hanno immediatamente saputo sfruttare. La prima di queste è stata per l’appunto il blog. Repubblica.it è stata fra le prime testate a trasformare in blog le rubriche presenti sul proprio sito, consentendo ai lettori di commentare i post pubblicati. Altre testate si sono spinte oltre: Gazzetta.it ha dato vita a Gazzettaspace, un social network sportivo che consente ai lettori di aprire una propria pagina personale, all’interno della quale pubblicare le proprie opinioni, commentare gli articoli dei redattori e caricare ogni tipo di contenuto multimediale.

Ma il Corrieredellasera.it è stato ancora più temerario. Forte della consapevolezza ormai acquisita che l’apporto dei lettori, se opportunamente valorizzato, può costituire davvero una risorsa garantendo contenuti aggiuntivi, Corrieredellasera.it ha consentito ai lettori, a differenza di Repubblica.it, di commentare direttamente gli articoli. In altre parole basta effettuare la registrazione, cliccare su una qualsiasi delle notizie presenti in copertina (home page), leggere l’articolo per intero e pubblicare il proprio commento subito sotto il testo, nello spazio Commentalanotizia – condividi le tue opinioni su Corriere.it. In tal modo il prodotto editoriale si apre al confronto con i lettori, che non sono più relegati ad esprimersi in via del tutto eccezionale negli spazi a loro dedicati come blog e rubriche. Il recettore dell’informazione contingente, tradizionalmente sacrificato a non poter direttamente confutare, smentire, dissentire pubblicamente da quanto letto, oggi, grazie alle potenzialità spiegate dalla rete, può a tutti gli effetti essere un soggetto dell’informazione al pari del soggetto promotore: può pubblicare la propria opinione, ma soprattutto, può farlo in maniera tempestiva, come vogliono le regole dell’informazione contingente.

Questa rapida panoramica dimostra come l’uso di uno strumento come internet, possa, se correttamente utilizzato, attenuare o addirittura abbattere molti dei limiti propri dell’informazione pubblicistica, limiti che di fatto vincolano soprattutto il soggetto recettore. Gli esempi forniti dalle testate online testimoniano non soltanto che, qualora ve ne fosse ancora il dubbio, i recettori sono tutt’altro che soggetti passivi, ma anche che l’informazione contingente può, attraverso le nuove tecnologie, facilitare uno scambio informativo più equilibrato, costruttivo ma soprattutto democratico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *