Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione di Francesco Fattorello: La fine della “persuasione occulta”

“L’informazione rientra fra le manifestazioni
degli uomini inclini all’associazione:
sono i rapporti di informazione
che consentono all’uomo
di vivere in società.”

Francesco Fattorello

“Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione di Francesco Fattorello: La fine della “persuasione occulta”

a cura di D. Lupi

Insegnata per la prima volta alla Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università degli Studi di Roma durante l’anno accademico 1947/’48, la Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione di Francesco Fattorello (Pordenone, 22/02/1902 – Udine, 3/10/1985) rimane ancora oggi l’unica teoria italiana del settore formulata su rigorose basi scientifiche.

La modernità di questo approccio teorico sta nel presupposto che non possa esistere un’unica e sempre applicabile teoria sulla comunicazione, ma che il processo d’informazione vada necessariamente tarato sul recettore, che, non più semplice oggetto passivo della comunicazione, diventa soggetto opinante a sua volta.

Nell’ambito di una più complessa dinamica sociale, a questo punto, il soggetto promotore dovrà impegnarsi nella ricerca dell’adesione e del consenso dei destinatari sulla base delle loro attitudini sociali: non basterà più “lanciare” il messaggio.

Gli stessi recettori potranno mostrare o meno la loro disponibilità ad accettare le opinioni proposte, a secondo della propria acculturazione, cioè tutto quello che l’ambito sociale ha trasferito, nell’arco di una vita, al singolo essere umano.

Il fenomeno dell’informazione si realizza nel particolare rapporto che si instaura fra i due termini principali: il soggetto promotore che trasmette, tramite appositi strumenti, un contenuto al soggetto recettore.

xi) oggetto del rapporto di informazione

                                            M mezzo

Soggetto Promotore Sp                   Sr Soggetto Recettore

                             O forma data all’oggetto

Attraverso questa rappresentazione grafica si può capire meglio come agiscano gli interpreti del processo di informazione: Sp rappresenta il soggetto promotore che dà il via al processo informativo; Sr è il soggetto recettore; M è il mezzo attraverso il quale si può saldare il rapporto ed O indica la forma data all’oggetto dell’informazione, ciò di cui si parla, il termine “x” (la lettera è accompagnata da una parentesi ad indicare il fatto che la materia di informazione resta fuori dal processo: ciò che trasmetto è la mia relazione sulla data materia -O-).

Soggetto promotore e soggetto recettore sono soggetti opinanti: opinano su ciò che è motivo dell’informazione. Il termine O, dunque, è l’opinione, la visione della realtà, che il Sp offre sul dato argomento, attraverso la quale cerca di ottenere l’adesione di opinione del Sr.

Il Sp trasmette la “forma” (opinione) che ha dato per rappresentare agli altri la materia oggetto dell’informazione.

“Forma” che dopo essere stata ricevuta, deve essere interpretata dal Sr, che a sua volta si farà promotore verso altri recettori della sua personale interpretazione.

Sono infinite le circostanze nelle quali si può realizzare il fenomeno dell’informazione, che per sua stessa natura non ha un inizio e una fine: la società, infatti, si rinnova e si manifesta in un continuo articolarsi di rapporti sociali.

Chiunque può, quindi, farsi Soggetto promotore, cioè fonte prima dell’informazione, ma, vivendo in una comunità, ha responsabilità sociali e non può violare determinate leggi.

Anche la scelta del linguaggio da parte del Sp ha notevole importanza: per ottenere, infatti, un’adesione di opinione da parte del Sr, il promotore del messaggio dovrà tenere conto dei fattori di acculturazione del recettore.

Il Sr, si badi bene, però, non è un bersaglio colpito dal messaggio, ma è un soggetto attivo, con le stesse facoltà opinanti del promotore, con il quale condivide lo stesso ambito culturale, indispensabile per la socializzazione.

La “condivisione culturale” è necessaria affinché Il contenuto dell’informazione possa essere ricevuto e capito con facilità e senza distorsioni rilevanti. Il “fattore di conformità” deve, infatti, essere tale da raggiungere il recettore nel punto di maggiore sensibilità: il Sp cercherà di adeguarsi ai desideri e alla curiosità del Sr per ottenere adesione di opinione.

L’effetto, però, non sempre è misurabile: si deve sempre riservare una certa parte all’imponderabile, rappresentato dalle facoltà opinanti, autonome e diverse, di ogni essere umano.

Dalla convergenza del rapporto fra il promotore e la forma che egli dà a ciò che è oggetto di informazione e il rapporto fra il recettore e questa stessa forma che gli è trasmessa per mezzo di uno strumento deriva il fenomeno sociale dell’informazione.

Un fenomeno che si rinnova senza limiti.

“CASTIGARE RIDENDO MORES”

Questa teoria, a mio parere, può essere applicata al “fenomeno” della satira.

La satira (termine che proviene dal latina satura lanx, nome di una pietanza mista e colorata) è una forma libera e assoluta del teatro, un genere della letteratura e di altre arti caratterizzato dall’attenzione critica alla politica e alla società, mostrandone le contraddizioni e promuovendone il cambiamento.

La satira è sempre stata fortemente politica, occupandosi degli eventi di stretta attualità per la comunità, ed avendo una notevole influenza sull’opinione pubblica. Per questo motivo è sempre stata soggetta a violento attacchi da parte dei potenti dell’epoca.

La satira, sia da un punto di vista storico che da un punto di vista culturale, risponde ad un’esigenza dello spirito umano che oscilla tra sacro e profano: si occupa, infatti, da sempre di temi rilevanti, principalmente politica, religione, sesso e morte, e su questi propone punti di vista alternativi, e attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina dubbi, smaschera ipocrisie, attacca pregiudizi e mette in discussione le convinzioni.

Questo genere condivide alcuni aspetti con altre categorie: con il comico la ricerca del ridicolo nella descrizione di fatti e persone, con il carnevalesco la componente “corrosiva” e scherzosa con cui denuncia impunemente, con l’umorismo la ricerca del paradossale e dello straniamento con cui produce spunti di riflessione morale e con il sarcasmo il ricorso, limitato a modalità amare e scanzonate con cui mette in discussione ogni autorità costituita.

La satira si esprime in una zona comunicativa “di confine” (ha solitamente un contenuto etico normalmente ascrivibile all’autore), ma invoca e, generalmente, ottiene la condivisone generale, facendo appello alle inclinazioni popolari: ne sono, infatti, spesso oggetto privilegiato i personaggi della vita pubblica che occupano posizioni di potere o che godono di una notevole visibilità e fama.

Nella nostra epoca, la satira è sempre più legata al comico e all’umoristico, e continua a confermarsi un mezzo comunicativo di forte impatto e notevole successo.
Ogni giorno, attraverso vignette presenti su quotidiani e imitazioni nelle trasmissioni televisive, veniamo in contatto con questo genere.

E’ ormai consueto, infatti, trovare sulle prime pagine di quotidiani nazionali e internazionali, sui maggiori settimanali e periodici, trovare vignette, che con pochi, ma efficaci tratti, commentano un fatto di attualità.

I vignettisti, per il grande successo e consenso ottenuto, sono ormai elevati al rango di celebrità, tanto da essere ospiti fissi in trasmissioni televisive come “opinionisti”.
Tra i più famosi possiamo ricordare Altan, Bucchi, Staino, Elle Kappa, Vauro e Forattini.

Per la professione del vignettista, pare fondamentale l’applicazione della teoria della tecnica sociale dell’informazione di Fattorello: nella “comunicazione satirica”, oltre ad essere presenti tutti gli elementi che lo studioso friulano indica necessari perché avvenga il processo informativo, è di primaria la condivisione culturale. Potendosi avvalere di un solo disegno, o di pochissime parole, il vignettista deve cercare di far sì che il suo messaggio venga accolto correttamente, o con il minor fraintendimento possibile, attingendo da un “immaginario collettivo” ciò che appare più coerente per la rappresentazione della sua opinione.

La comunicazione andrà a buon fine solo se il pubblico che viene in contatto con la vignetta condivide lo stesso bagaglio formativo: soprattutto per quanto riguarda la “vignettistica politica” è necessari che il lettore sia informato sui fatti, altrimenti il messaggio cadrà nel vuoto.

Indispensabili per il successo di una trasmissione televisiva appaiono ormai anche le imitazioni di persone celebri.
Nell’imitazione, l’imitatore (applicando la teoria fattorelliana) diventa il Soggetto promotore del processo informativo, mascherandosi e adattando la sua voce e le sue movenze (il Mezzo) darà la sua “interpretazione” (O, la forma dell’oggetto) del personaggio ( x, l’oggetto del rapporto di informazione) che ha deciso di imitare.

Il ruolo de Soggetto recettore spetta al pubblico, che sia platea televisiva o teatrale, o uno stretto gruppo di amici, che decreterà il successo della “trasmissione” (intessa come processo informativo) ridendo e approvando le scelte operate dall’imitatore, o, al contrario, con un silenzio imbarazzante, ne segnalerà il fallimento.

Fallimento possibile qualora l’imitatore scegliesse di mettere in risalto alcune caratteristiche o tic che non a tutti i presenti appaiono così evidenti: non c’è cosa peggiore per un imitatore del dover spiegare perché abbia fatto determinati movimenti o, addirittura, chi stia imitando.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *