Tecniche di Seduzione

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “CARLO BO” URBINO – Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione – Prof. Giuseppe Ragnetti – Materia d’insegnamento: Tecniche relazionali e comunicative

“Tecniche di Seduzione”

Elaborato di Elisa Ravaglia

Premessa

La Seduzione

Ho sottoposto alcuni miei colleghi al significato di questo termine.

Che cos’è la seduzione?

“Fascino irrazionale che ti cattura e tu non te ne accorgi”,

“Un gioco di sguardi misterioso bellissimo”,

“Un’attrazione inconsapevole tra un uomo e una donna, ma anche tra persone dello stesso sesso  e che non deve perciò essere necessariamente finalizzata all’atto sessuale”,

“Qualcosa di non propriamente lecito, un gioco sporco, dove qualcuno cattura, strega, inganna qualcun altro”.

Che cosa ritieni seducente?

“Una bella ragazza, una bocca sensuale, un paio di gambe lunghe e un po’ storte, un sedere sporgente, un modo di parlare, di muovere le mani, di camminare, un timbro di voce”.

Chi è seducente?

“Sharon Stone in Basic Instinct nella scena in cui accavalla le gambe senza indossare la biancheria,

“Charlize Theron nella pubblicità della Martini quando, mano a mano che si allontana di schiena dalla telecamera,  le si scuce  il vestito,

la burbera impetuosità di Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi, le gambe storte di Alessia Marcuzzi, la camminata legnosa della giornalista Daria Bignardi, i primi piani sulle labbra di Scharlett Jhoansonn in Match Point di Woody Allen”,

e poi ancora:

l’accento della compagna di corso,

il profumo del vicino di banco,

l’esuberanza nell’abbigliamento mista al modo di fare, di atteggiarsi del coinquilino, la svampitaggine di una ragazza qualunque, ecc ecc”.

Questo lavoro parte dalle risposte date dai miei colleghi per poi estendersi ad analizzare alcuni aspetti della seduzione e le rispettive tecniche alla luce della teoria e del pensiero di Francesco Fatterello.

Introduzione

L’elaborato si compone di quattro parti; un primo capitolo in cui, partendo dall’etimologia del verbo “sedurre”, traccio una breve genesi del significato del termine; da come da azione inconsapevole, istintuale e di accezione negativa, il verbo “sedurre” acquisti, nei secoli, un valore sempre più positivo di atto consapevole e intrigante.

Nel secondo capitolo prenderò ad esame la seduzione nel suo significato più comune: seduzione come comunicazione amorosa, come approccio eterosessuale e, dopo aver passato in rassegna le principali tecniche che operano nella seduzione tra uomo e donna, spiegherò come, alla luce della teoria fattorelliana[1], tali tecniche, pur valide e comprovate, non riscuotano sempre, e per diverse ragioni, lo stesso esito in tutti i soggetti recettori a cui si rivolgono. Allo stesso modo analizzerò anche la seduzione mediatica, in particolare quella seduzione che è alla base della produzione pubblicitaria la quale, sempre secondo quanto teorizzato da Fattorello, è un’informazione di tipo contingente strumentalizzata a scopo commerciale.

Come la seduzione amorosa, anche la seduzione mediatica si avvale di tecniche di seduzione che sottintendono la realizzazione degli spot e che, per quanto valide ed efficaci, non garantiscono quella persuasione occulta tanto sbandierata e osannata dalla moderna sociologia dei media, la stessa che considera il recettore, in questo caso il pubblico, come una massa priva di individualità e soggettività, vittima passiva della seduzione operata dai (mass) media.

Capitolo 1. Che cos’è la seduzione?

Dal latino “SE-DUCERE” dove “se” è prefisso separativo che significa “allontanare”, mentre il verbo “ducere” deriva da “duco” e significa condurre.

Originariamente questo verbo ha accezione negativa significa infatti allontanare dalla retta via, con lusinghe e astuzia; sedurre come arte di attirare qualcuno in disparte, come capacità di essere seducenti.

Seducenti, inoltre, sono anche tutti quei  piaceri verso i quali si è irresistibilmente attratti (s. del cibo, del denaro, della fama, della gloria, s. del sesso, ecc ecc).

E se cerchiamo sul dizionario della lingua italiana (Devoto-Oli) la parola “seduzione” essa è così lemmatizzata: “sostantivo femminile, istigazione alla colpa, al male, con allettamenti e lusinghe: seduzione al furto. Più com. fascino, capacità di suscitare un’attrazione viva o addirittura irresistibile”.

I suoi sinonimi sono: allettamento, attrazione, adescamento, lusinga, attrattiva, fascino, prestigio, corruzione.

I suoi contrari sono: antipatia e ripugnanza.

L’etimologia del termine seduzione, quindi,  è antica e ha accezione negativa.

Le prime forme di seduzione sono inconsapevoli; l’approccio è finalizzato alla scelta del partner migliore,  quello più attraente, più “sano”, e sempre soggettivamente più adatto a preservare la propria stirpe.

Ma, con l’evolvere  della civilizzazione e della cultura[2], dopo l’oscurantismo medievale e il rinascimento, a cavallo tra il ‘600 e il ‘700 si approda alla nozione moderna, e più positiva di “seduzione”, quella di arte consapevole e divertente, intrigante e magnetica tra due o più persone che si carica di una valenza psicologica e di costume.

Sedurre diventa un’arte quotidiana che si regge su equilibri casuali, alchemici, fortuiti, e delicati, ma anche su schemi ricorsivi e standardizzati, sono le tecniche di seduzione.

Nel ‘900 la seduzione vive un vuoto artistico riempito dallo star system, dai media e dai messaggi persuasivi; le teorie sui media del dopoguerra parlano di persuasione occulta e inconsapevole (teoria ipodermica) che opera su un soggetto recettore passivo, persuasione che viene definita  seduzione tout court.

Capitolo 2. La Seduzione come una comunicazione amorosa

 Nell’accezione più comune del termine “seduzione” risiede il concetto di seduzione tra due persone di sesso opposto, tra un uomo e una donna, e sempre nell’immaginario collettivo legato al verbo sedurre c’è sempre la diatesi attiva e quella passiva,  c’è chi seduce e chi viene sedotto.

A corroborare questa concezione troviamo un lungo inventario di tecniche si seduzione che, secondo diversi manuali di sociologia e di psicologia contemporanea, garantiscono l’efficacia della seduzione e assicurano al soggetto che le mette in atto e che secondo la terminologia della teoria dell’informazione fattorelliana  è il soggetto promotore (SP), di sedurre la vittima, ovvero il soggetto recettore (SR).

Le tecniche di seduzione nella seduzione amorosa[3].

La tecnica principale è l’empatia con la quale il seduttore si mette nella stessa condizione del soggetto sedotto, condivide la stessa condizione sociale, politica, lavorativa, propaga la stessa fede religiosa, prende parte alla stessa lotta politica sostenendo gli ideali ecc ecc.

Un altro meccanismo di seduzione è quello dell’esibizione della propria prodigalità che consiste nel donare qualsiasi bene alla persona che si desidera sedurre.

Il meccanismo insito in questa tecnica è quello dell’attimo fuggente; implicitamente si dichiara alla persona che questo è, grazie alla sua presenza, il momento più bello della propria vita.

Esiste poi anche la tecnica della progettualità da sfida che si esercita quando si vuole sedurre qualcuno solo per salvarlo da una situazione disastrosa e/o pericolosa, quando cioè si vuol portare a sé, sedurre, conquistare una persona sofferente e problematica solo per misurarsi con le proprie potenzialità di sfida (es. la tecnica della crocerossina, tanto cara alle ragazze).

Se la seduzione è comunicazione allora la tecnica più immediata e, forse, più potente e antica al contempo, è la seduzione attraverso la bellezza, in primis quella esteriore, che si manifesta avvalendosi  canale visivo (aspetto estetico, cura del corpo, abbigliamento, postura, movenze, gestualità), quello uditivo (il tono, timbro, modulazione della voce, velocità d’eloquio, argomenti trattati, cultura. simpatia), quello olfattivo, (l’odore della pelle, il profumo, l’alito, …) e quello tattile (stretta di mano, prossemica, rispetto della distanza interpersonale) e che si realizza mediante una trasmissione di informazioni verbali e non verbali.

È vero che le tecniche di seduzione esistono, ma non sempre basta adottarne una, o anche tutte insieme, per far si che la seduzione messa in moto dal soggetto promotore risulti efficace sul soggetto recettore. Primo perché la seduzione è un gioco bilaterale dove nessuno è passivo ma entrambe le parti hanno pari dignità, pari peso, uguale partecipazione e forza, secondo perché, sempre secondo quanto sostiene la teoria fattorelliana, non esiste una tecnica di seduzione oggettivamente e universalmente valida ma la sua efficacia dipende dal soggetto recettore e dal suo proprio background socio-culturale.

Basti pensare che una stessa tecnica di seduzione, sempre la stessa, con una persona più funzionare e con un’altra no.

Capitolo 3. La seduzione nell’ informazione pubblicitaria

La vera differenza tra l’essere sexy o seducente: sexy è banale, inflazionato, solo di pelle; seducente vuol dire intelligenza, gioco, ironia, intuizione e un po’ di cattiveria… Tutte cose molto più intriganti.

Milka Pagliani[4]

Prima di cominciare ad elencare le tecniche di seduzione con cui lavorano i pubblicitari per la realizzazione degli spot televisivi, vorrei specificare che la seduzione lavora anche  dietro e all’interno dei programmi, di tutti programmi in cui quotidianamente ci imbattiamo.

Per quanto concerne il prodotto pubblicitario esso è, sempre secondo quanto teorizzato dalla Teoria della tecnica sociale dell’informazione di Francesco Fattorello, un’informazione di tipo contingente e in quanto tale dotato di tutti gli elementi propri di modalità.

La pubblicità si basa quindi sulla novità, che spesso sfocia nel sensazionalismo, sulla tempestività, sulla genericità, del soggetto promotore e recettore, sulla ripetizione e sull’unilateralità del processo contingente.

A differenza della seduzione amorosa, la seduzione pubblicitaria è strumentalizzata a scopi economici (vendita del prodotto) mentre, parimenti a quella amorosa, anche la seduzione mediatica opera grazie ad alcune tecniche volte ad attirare l’attenzione pubblico con un prodotto che gioca sul nuovo, sull’incredibile, sul sensazionale, con qualcosa che nel bene e nel male secondo chi lavora nella progettazione e dei palinsesti e della pubblicità, non può non restare impresso nella mente disindividualizzata e passiva dei soggetti recettori, visti come massa.

Ugo Volli[5] traccia una breve descrizione di che cos’è la pubblicità, del fatto che la comunicazione pubblicitaria è per lo più una comunicazione non verbale dove a prevalere è la componente visiva.

Da qui l’importanza di alcune tecniche di seduzione pubblicitaria legate alla scelta della grafica, della fotografia, di una frase che passa sullo sfondo o di un testimonial  più o meno noto, più o meno popolare, più o meno bravo, bello, autorevole che reclamizza il prodotto.

Tra le tecniche adoperate al fine di realizzare lo scopo prefissato dalla pubblicità che è quello di far sì che lo spot stupisca, nel bene e nel male, e faccia parlare di sé, molto importante risulta anche l’aspetto fonico-musicale come una bella musica che si sposa con la grafica, un suono evocativo, o una  voce seducente, magari conosciuta, che parla sulla sfondo.

Altre tecniche di seduzione adottate in pubblicità sono state esaminate da Anna Maria Testa[6] e sono così riassunte:

Iperbole: l’esagerazione  connaturata alla comunicazione commerciale. Si cerca cioè di esaltare la propria merce;

ironia: tecnica abbastanza difficile da applicare in una campagna pubblicitaria poiché, basandosi su un’affermazione ironica, generalmente sul prodotto in questione, che è l’esatto opposto da ciò che è il prodotto nella realtà e, da per scontata la capacità del soggetto recettore di conoscerla e, poi, di comprenderla;

straniamento: consiste in una procedura formale volta a creare immagini non banali, non automatiche diverse dalla percezione consueta. Si tratta di una tecnica capace di dare rilevo emozionale a una comunicazione pubblicitaria altrimenti fredda. Generalmente, attraverso lo s., l’immagine apre lo spot e la parola lo chiude (es. Alfa Romeo), ma sarebbe possibile anche il contrario.

Lo stereotipo è la tecnica più usata in pubblicità, perché proprio per la sue caratteristiche riconoscibili e consolidate, si racconta da solo e in pochissimo tempo.

Tra gli stereotipi ci sono: la figura della casalinga, del manager, dell’avvocato, la giovane e inesperta, la vecchia ed esperta, il nonno sorridente, il bimbo birichino, la famiglia a colazione… A un concetto si aggiunge un’emozione che agisce sul piano visivo, tra le due, poi, ci deve essere un continuo equilibrio tra tensione e coerenza.

Conclusione

Vi siete mai chiesti perché uno spot pubblicitario che a qualcuno fa impazzire a voi non piace affatto?

O per quale ragione una certa persona che secondo qualcuno è molto seducente per voi non lo è per niente?

Le tecniche di seduzione, sia per quel che concerne la seduzione come comunicazione amorosa, sia per quanto riguarda la seduzione nella progettazione pubblicitaria, esistono e sono, specie quelle medianiche, processi molto più che consapevoli.

Presuppongono una parte attiva della seduzione, colui che seduce, ovvero il soggetto promotore e una passiva, un uomo o una donna nella seduzione amorosa, un pubblico generico, intenso, non specializzato nella seduzione mediatica, meglio definiti  come “soggetto recettore”.

Ma tali tecniche, insegna Fattorello, non risultano valide in sè.

Sempre alla luce delle “Teoria della tecnica sociale dell’informazione” infatti, SP e SR hanno pari dignità, quindi concorrono entrambi a rendere più o meno efficace la comunicazione senza che uno soccomba passivamente all’altro, ma abbia la facoltà di decidere, secondo la sua propria soggettività, se apprezzarle o meno, se rispondere o meno. Una pubblicità per quanto ben costruita, nuova, sensazionale, può non sortire sul soggetto recettore alcun esito, così come invece, la stessa, può sedurre un altro SR e indurlo, in un secondo momento, ad acquistare il prodotto.

Nell’informazione, nella comunicazione e in  questo caso nella seduzione non  esiste, dunque, una tecnica valida in sé, così come non esistono una parte attiva e una passiva, non regge il “sedurre” e l’essere sedotti”,  ma entra in gioco la soggettività, il libero arbitrio, le facoltà opinanti, il sistema valoriale, il  background culturale del soggetto recettore che a sua volta può decidere di diventare soggetto promotore, quindi parte attiva della comunicazione, mente pensante in quanto essere dotato di sua propria soggettività.

Tutti possiamo essere seduttori, se lo vogliamo, non c’è nessuna vittima della seduzione e, di conseguenza, la seduzione non è persuasione, né tanto meno persuasione occulta, o gioco sporco, ma comunicazione tout court, che generalmente risulta tanto più efficace tanto più conosciamo il soggetto recettore con cui stiamo comunicando.

Infine, per chiarire che cosa si intende per comunicazione, mi aiuto riportando le parole di maestro Fattorello che attingono dall’insegnamento di Socrate[7]:

  • la comunicazione è relazione con gli altri, è un comune sentire dove entrambi i soggetti crescono nella relazione che stabiliscono,
  • i soggetti, in particolare il recettore, sono attivi ed entrambi dotati di facoltà opinanti (toglietevi dalla testa i condizionamenti, le persuasioni occulte ecc),
  • le parole acquistano significato nella nostra mente e non possiedono valore di per sé. Ciò è fondamentale perché presuppone la conoscenza del soggetto recettore che abbiamo di fronte. Non possiamo parlare e cercare di stabilire un dialogo se pensiamo solo con la nostra mente e in base alla nostra acculturazione, esperienza di vita ecc ecc. Dobbiamo calarci nei panni del nostro soggetto recettore, capire che cosa è importante per lui! Solo così la comunicazione riesce e il dialogo diventa autentico. Tutte le incomprensioni nascono dal fatto che ognuno di noi continua a relazionarsi secondo il proprio punto di vista e non riesce a cogliere nell’altro ciò che per lui è importante.

[1] – G.Ragnetti, Opinioni sull’Opinione, Quattroventi, Urbino, 2005

Ragnetti,-a cura di – Teoria della tecnica sociale dell’informazione, Urbino, Quattroventi 2005

[2] – Cfr. G. Ragnetti, Opinione sull’opinione, Quattroventi, Urbino, 2005

[3] – Seduzione, Istituto Corel a cura di Alessandra Tedesca, Centro studi e ricerche sulle tecniche di comunicazione e sulle capacità relazionali, Casini Editore, Roma, 2007

[4] – D. Brancati, La pubblicità è femmina ma il pubblicitario è maschio, per una comunicazione oltre i luoghi comuni, 2 ed, Milano, I Segni 2004

[5]  – U. Volli, Il libro della comunicazione, Il Saggiatore, Milano, 2004

[6] –  U. Volli, Il libro della comunicazione, pagg. 151, 152

[7] – Dispensa consegnata durante le lezioni in aula “Comunico ….ergo sum”

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