Così è se vi pare !

Tesina di Alessio Colantoni

“Così è se vi pare !”

Premessa

Prima di iniziare la trattazione del tema che ho scelto per questo lavoro vorrei fare alcune considerazioni riguardo il corso e spiegare cosa mi ha portato a scegliere questo tema.

Quando mi fu proposto di partecipare al corso ero molto scettico poiché lontano dai miei studi e pertanto non ritenevo potesse interessarmi credendo si trattasse di
un mero corso di comunicazione, ma decisi comunque di accettare attratto dalla
possibilità di avere un certificato riconosciuto a livello internazionale.

Questa mia idea del corso però venne smentita dalla prima lezione, in cui parlammo di tutto tranne che di comunicazione toccando tematiche che mai avrei immaginato e che addirittura sminuivano il potere della comunicazione, perciò mi chiesi “se la comunicazione non ha tutto questo potere che le si attribuisce, a cosa serve questo corso di comunicazione?”.

La risposta del Prof. Ragnetti, che era appena tornato da uno degli incontri sul Tibet riservati ai pochi eletti come lui fu, “la comunicazione e il modo di comunicare può influenzare e modificare le nostre opinioni, ma solo l’educazione è in grado di influenzare i nostri comportamenti”.

Questa risposta, nonostante risalga ad una delle prime lezioni, mi fece comprendere il significato del corso e l’importanza di un elemento che mai avevo ritenuto importante, l’opinione!

Perciò ho deciso di approfondire questo tema, l’opinione, prendendo alcuni spunti dalla visione di Pirandello sulla soggettività della realtà e dell’io.

Per concludere le mie considerazioni sottolineo come questo corso in realtà non
mi ha insegnato niente che già non sapessi ma ha messo in evidenza concetti che non sapevo di sapere.

L’opinione questa sconosciuta!

Quando parliamo di opinione ci riferiamo a qualcosa di opposto alla certezza la quale deriva da uno stato d’animo “di riposo” pur sempre soggettivo, cioè la certezza è la coscienza di una verità soggettiva che può essere differente dalla verità di qualcun altro; la certezza spesso si confonde con la convinzione ma questa non si fonda su un evidenza dell’oggetto bensì deriva dall’adesione totale ed irrazionale ad una opinione.

L’opinione è la propria conoscenza di fatti contingenti. Cosa significa?

L’opinione nasce dal dubbio, da uno stato di incertezza, dalla mancanza di una verità riconosciuta, questo stato d’animo porta le persone alla ricerca di verità e quindi alla formulazione di giudizi di opinione.

Quindi l’opinione è un punto di vista, un modo personale di spiegare un fatto, una idea di verità; questi elementi la caratterizzano come provvisoria ed estremamente soggettiva, dipendente dallo specifico stato d’animo di quel momento, perciò come dice Platone è una falsa verità destinata a mutare.

Le opinioni sono valide nello specifico momento in cui vengono espresse condizionate dallo specifico stato d’animo e contesto ma non è detto che queste
rimangano tali in altri contesti o che addirittura esse rappresentino veramente il
proprio pensiero.

Essa non si costituisce di valori, credenze, conoscenze forti ma soltanto di stereotipi determinati soprattutto dal gruppo o gruppi a cui si appartiene e dai processi informativi che mirano a generare determinate opinioni, è qui che la comunicazione e l’informazione agisce e manipola fino a generare convinzioni.

Questa debolezza dell’opinione spiega appunto come questa sia suscettibile a frequenti cambiamenti dovuti a fattori come gli avvenimenti della vita quotidiana, il diffondersi di nuove idee, nuovi movimenti e, ciò che più ci interessa ma che non approfondiremo, i mezzi d’informazione come la radio, la televisione, il giornale.

Questi mezzi agiscono sull’opinione delle persone, ovvero sull’opinione pubblica,
attraverso la manipolazione delle informazioni a seconda dell’interesse e del valore che vogliono attribuirgli; le informazioni date da un giornale, per esempio, solitamente sono diffuse secondo l’orientamento politico dei lettori per cui queste saranno esattamente come il lettore, da noi chiamato soggetto recettore, le vuole e in queste esso si rivede e trova conferma delle proprie opinioni generando così in esso la convinzione. Quindi perché ci sia comunicazione è necessario che ci sia
convergenza di interpretazione del fatto tra promotore e recettore.

Questo è il grande potere ma anche il grande limite della comunicazione.

I mezzi di comunicazione agiscono sulle opinioni ma non sono in grado di influenzare i comportamenti, come appunto dicevamo all’inizio; l’esempio portato frequentemente dal Prof. Ragnetti è il voto politico.

Quindi concludendo possiamo affermare che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, cioè molto spesso a dichiarazioni verbali non corrispondono le azioni.

L’opinione pubblica.

A proposito dei mezzi di informazione abbiamo accennato all’opinione pubblica, cosa intendiamo.

In una accezione sociologica il termine “pubblico” indica un gruppo non organizzato con determinate caratteristiche, una collettività. Il soggetto dell’opinione pubblica è quindi l’insieme delle persone che hanno un’opinione tra loro condivisa, non è necessario che queste si conoscano o siano in contatto e perciò lo definiamo come gruppo non organizzato.

La condizione affinché un’opinione sia condivisa da una collettività è che questa
riguardi un oggetto noto, conosciuto, non privato e di interesse a molte persone
altrimenti, spesso, queste non sono portate a formulare opinioni a riguardo ed infine necessità di posizioni contrastanti a questa altrimenti si trasforma in una credenza profonda.

I soggetti dell’opinione pubblica sono definiti: “soggetti attivi”, cioè quelli che definiamo soggetti promotori dell’informazione, coloro che hanno una propria opinione riguardo gli avvenimenti e cercano di interpretarli nel modo più originale e non sulla base di luoghi comuni; solitamente questi soggetti corrispondono a gruppi che condividono interessi o ideali politici, religiosi, economici e che necessitano della condivisone e adesione di massa ricercata proprio attraverso
l’utilizzo dei mass-media con i quali non può comunicare la realtà ma soltanto trasmettere la sua forma, l’opinione, in modo che il soggetto recettore la comprenda e quindi aderisca.

“Soggetti passivi”, coloro che si limitano ad accettare o rifiutare l’interpretazione proposta, anche i soggetti recettori opinano nel momento in cui aderiscono o meno alle opinioni proposte sulla base dei propri valori e della propria cultura. 

Tanto i promotori che i recettori sono protagonisti del rapporto d’informazione
poiché essi rappresentano il pubblico, sostengono l’opinione dei promotori ma non
solo, questa distinzione dei soggetti non è così netta come appare ma si tratta di un
rapporto circolare in cui anche un soggetto recettore può diventare promotore.

Possiamo notare come, qualsiasi sia il tipo di soggetto considerato, si parla sempre di gruppo e non di individuo, quasi ad intendere che non esiste una propria opinione ma soltanto un’opinione comune a più persone e allora cosa succede se una persona appartiene a più gruppi con opinioni contrastanti. Questa sosterrà le opinioni che più salvaguardano i suoi interessi e ciò sottolinea ancora una volta
come sia volatile l’opinione in quanto non si mantiene costante ma varia al variare dei propri interessi, anche qualora sia generata da valori radicati in gruppi organizzati; la condivisone delle opinioni deriva dalla personalità e acculturazione dell’individuo.

Nasce così un problema, l’individuo è tale in quanto individuo, oppure, in quanto relazione con altri individui?

Chi siamo?

Dall’alto della mia presunzione ho sempre ritenuto che Alessio fosse Alessio, uno ed unico per tutti, e non nego che in fondo ancora ci credo o forse ci spero; ma in questo corso ho dovuto rivedere, mio malgrado, molte delle mie posizioni.

Più precisamente ho sempre sostenuto che ognuno di noi adatti i propri comportamenti alle circostanze in base al proprio interesse, esattamente come il soggetto promotore manipola la realtà in base al soggetto recettore,

“l’individuo impara prestissimo ad essere cose diverse con persone diverse”. (Cooley)

ma che tutto ciò non andasse oltre la finzione, che anche modificando i propri atteggiamenti a seconda dell’ambiente contingente le proprie opinioni rimanessero immutate; ciò che penso sia giusto lo è sempre in ogni momento, non è così.

Spesso le relazioni con altri individui influenzano le tue opinioni fino a farle cambiare, soprattutto se sono in molti a contraddire la tua opinione, l’influenza della massa è innegabile; con ciò non si vuole negare l’esistenza di opinioni c.d. cristallizzate che rifiutato l’influenza dell’ambiente contingente.

Uno, nessuno, centomila.

Ho sempre ritenuto affascinante la visione relativista della realtà di Pirandello e per questo ho deciso di riprendere il suo pensiero in questa trattazione perché “secondo me” è colui che meglio ha colto ed espresso il significato di realtà.

Quando abbiamo definito l’opinione abbiamo parlato di una “propria realtà” dettata soprattutto dal particolare stato d’animo di quello specifico momento e anche quando parliamo di certezza non possiamo trascendere da un concetto soggettivo.

Queste considerazioni portano Pirandello a rivedere anche l’oggettività dell’io, dell’individuo interpretando questo concetto nel protagonista dell’opera Uno, nessuno e centomila, Vitangelo Moscarda, che dapprima si considera unico (Uno) e poi attraverso le relazioni con gli altri percepisce come questi lo considerino in modi differenti dal suo e tra di loro, individuando in lui Centomila se stesso, giungendo così a concepirsi un nulla (Nessuno); Vitangelo cercherà disperatamente di distruggere queste centomila immagini che la gente ha di lui, ma finirà per essere considerato pazzo perché non è possibile distruggere le immagini che gli altri hanno di lui.

Secondo Pirandello la “persona” è una maschera con cui l’individuo si presenta a se stesso, non esiste però la sola forma che l’io dà a se stesso; nella società esistono anche le forme che ogni io dà a tutti gli altri. E in questa moltiplicazione l’io perde la sua individualità, da «uno» diviene «centomila», quindi «nessuno».

Si evince come il rapporto Io/Altro è centrale, in ogni Io sono presenti anche diversi Io percepiti in centomila prospettive differenti e allora “l’Io si configura anzitutto come relazione” (Heidegger):

“Non solo l’io può comprendere se stesso solo attraverso gli altri, ma di più, in qualche misura, esiste esclusivamente attraverso gli altri. Già la riflessione sul nostro linguaggio esprime perfettamente questo paradosso: io non vedo me stesso che allo specchio, cioè riflesso in un’immagine. l’unico modo per indicare cosa sono io è parlarne, ma la parola “io” può essere determinata soprattutto in riferimento alla parola “tu” a cui si rivolge e non in se stessa. L’io si determina e si costituisce in relazione a se stesso”. (Andreoli)

Il mezzo con cui si instaura una relazione è quindi il linguaggio ed è questo che fa dell’individuo un soggetto, un “io”; il linguaggio ha senso in quanto relazione (verbale o non verbale), il linguaggio esiste in quanto esiste la relazione.

“Comunico ergo sum”.

“Dove vi è un uomo ve ne sono altri che sono in relazione reciproca mediante concetti veicolati da segni. Ebbene, questa relazione reciproca è il linguaggio, senza il quale l’uomo non può esistere”. (Fichte)

Il linguaggio rende oggettiva la realtà, rende possibile rappresentare l’esperienza in oggetti identificabili.

“E’ nel e attraverso il linguaggio che l’uomo si costituisce come soggetto; perché solo il linguaggio fonda in realtà, nella sua realtà il concetto di ego”. (Benveniste)

Possiamo allora affermare che il nostro modo di comunicare, il nostro linguaggio identifica i nostri centomila “io” e soprattutto il modo in cui il nostro linguaggio viene percepito e compreso fa si che esistano non “Uno” Alessio ma realmente esista “Nessuno” Alessio, l’io è l’espressione di uno specchio la cui luce è il nostro linguaggio.

“Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di se; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per se, del mondo com’egli l’ha dentro?” (Pirandello)

In questo passaggio di sei personaggi in cerca d’autore Pirandello si chiede come
possiamo intenderci se le parole assumono un senso che dipende dal mondo che è
dentro di noi. 

Dunque le parole, il linguaggio sono il mezzo con cui si configura l’Io che tutta via
avrà sempre bisogno di un soggetto “tu” per legittimare il suo essere “Io”.

“E allora, l’opinione individuale per sua natura non può che essere collettiva, senza pubblicità l’opinione non sarà mai nata e, pertanto, non potrà mai esistere. Sono gli altri che nel loro essere altro da me mi autorizzano e legittimano il mio “secondo me…a mio giudizio…a mio modo di vedere..” , me….mio…mio modo…, che non potrei neppure pronunciare se non fosse certo dell’esistenze de tuo…loro…” (Prof. Ragnetti).

Ringraziamenti a Giovanni Minoli e Federica Nocera

Siamo particolarmente grati a GIOVANNI MINOLI per la sua intervista a FEDERICA NOCERA, analista dei dati della Cambridge Analytica di Londra (Agenzia di strategie di comunicazione che ha seguito la campagna elettorale di Trump e contribuito alla sua vittoria).

L’intervista “Così abbiamo aiutato Trump a vincere” è stata diffusa prima da IL SOLE 24ORE del 10/01/2017 e poi dalla trasmissione televisiva de La7  “FACCIA A FACCIA” del 15/01/2017.

Ringraziamo Giovanni Minoli e Federica Nocera per aver dato l’opportunità ad un vasto pubblico di capire quali debbano essere le regole da seguire nella moderna comunicazione definita da Minoli come “la rivoluzione della comunicazione”.

E allora tutti i fattorelliani che da 70 anni ormai  si impegnano a diffondere la Tecnica sociale dell’Informazione, non possono non esserne orgogliosi.

L’Istituto di Comunicazione “Francesco Fattorello”

Francesco Fattorello il “Rivoluzionario della Comunicazione”

donald-trump-usa-780x598Senza dover necessariamente scomodare Tolomeo, Copernico e Galileo Galilei, possiamo senz’altro convenire sul fatto che molto spesso  gli inventori, i ricercatori scientifici, i liberi pensatori e gli innovatori in generale, hanno la capacità di precorrere i loro tempi e di immaginare il futuro. Quanto da loro lucidamente ipotizzato,  dopo un certo tempo  puntualmente si realizza non appena si rendono disponibili adeguati “strumenti “ che prima di quel momento non erano stati ancora inventati.

Questa invidiabile capacità di immaginare “ciò che sarebbe stato” e di teorizzare di conseguenza, era evidentemente  posseduta anche dal Professor Francesco Fattorello quando oltre settant’anni fa’ egli arrivò a formulare la “Tecnica sociale dell’informazione” quale supporto imprescindibile ad ogni forma di comunicazione.

Oggi poi, grazie allo sviluppo del Web, dei motori di ricerca e dei Social Media è possibile verificare quanto sia stata e sia tutt’ora  “Rivoluzionaria” la teoria fattorelliana sulla comunicazione sociale.

Il nucleo centrale, l’assunto principale della “Tecnica Sociale”  consiste nello studio approfondito del “soggetto recettore” un essere dotato di capacità cognitive e di una propria, personale,   visione del mondo; un concetto totalmente rivoluzionario e diametralmente contrapposto ai convincimenti dei più noti ricercatori e studiosi di comunicazione di scuola anglosassone dei primi anni 40, i quali intendevano il processo comunicativo ideale sostanzialmente come un meccanismo predeterminato di trasmissione di un messaggio, più o meno esplicito,  verso un bersaglio inerme (target), il quale non poteva aver scampo, e supinamente si lasciava condizionare  da quanto gli veniva comunicato.

I recenti  successi ottenuti da alcune importanti campagne di comunicazione, prima tra tutte quella commissionata dai collaboratori di Donald Trump alla società inglese “Cambridge Analytica” in occasione delle recenti elezioni presidenziali USA, sono da considerarsi la validazione definitiva e inequivocabile della “Tecnica Sociale dell’Informazione“ di Francesco Fattorello, in quanto tutte le azioni di comunicazione messe in campo sono conseguenti allo studio approfondito del “soggetto recettore” attraverso una imponente mole di dati provenienti dai motori di ricerca, dai social media, dai questionari on–line. Tali strumenti  sono stati in grado di profilare, in modo pressoché perfetto, i gusti, le tendenze, il modo di essere, le appartenenze, i desideri e, soprattutto, le aspettative delle diverse persone. Il tutto ha reso possibile formulare messaggi, nella forma più adatta e coerente, tali  da essere accettati e condivisi dal destinatario poiché rientranti nel suo linguaggio e  in sintonia con le aspettative ben presenti nel cittadino- elettore.

Stiamo assistendo, quindi, ad una vera e propria rivoluzione e cambio di paradigma rispetto alle convinzioni del passato riguardo i meccanismi che regolano la comunicazione sociale; Francesco Fattorello lo aveva capito già tanto tempo fa’ ma solo adesso, grazie ai nuovi strumenti di interpolazione dei dati e di profilazione degli utenti di rete Web, possiamo affermare che la sua Teoria era ed è tutt’ora riferimento obbligato  per tutti coloro che debbono pensare ed attivare strategie di comunicazione a qualsiasi livello e per i più diversi contenuti.

di Marco Cuppoletti

Ordinario dell’Istituto di comunicazione Francesco Fattorello

Tecnica Fattorelliana Pura

comunicazione-politica-14-1024x731Un chiaro esempio (e quale esempio!!) di corretta applicazione alla Comunicazione politica della impostazione teorica fattorelliana.

L’applicazione pratica della teoria della Tecnica sociale dell’Informazione alla campagna elettorale del 45° Presidente degli Stati Uniti d’America, ha dimostrato ancora una volta la sua indiscussa e concreta efficacia.

Lo studio il più approfondito possibile di acculturazione e conseguenti attitudini sociali del Soggetto recettore (in tal caso cittadino elettore) ha permesso a Donald Trump di sovvertire ogni pronostico a lui avverso e risultare vincitore di una contesa al limite dell’impossibile.

Tutte le nostre considerazioni ovviamente non riguarderanno la persona o i principii che connoteranno l’azione politica del nuovo Presidente americano.

Quello che ci interessa esaminare e capire, sono gli aspetti fondamentali della sua comunicazione, a prescindere da tutto ciò che potrà mettere in atto da oggi in avanti.

Non possiamo e non vogliamo cadere nell’errore più comune che l’Informazione, più o meno libera, continua a fare: quando il personaggio. per motivi diversi non ci piace, tutto quello che fa è sbagliato! Ma sappiamo bene che un giudizio d’opinione è l’antitesi di un giudizio certo; è quanto di più soggettivo e mutevole che il pensiero umano possa produrre e dobbiamo impegnarci tutti contro il malvezzo giornalistico di far passare per certezze quelle che sono invece banali opinioni e ,pertanto, prive di qualsiasi validità. Ho sempre detto ai miei studenti che se venissi chiamato “opinionista” ne sarei profondamente offeso. E allora noi che siamo gli eredi e diamo continuità alla prima Scuola italiana di Comunicazione, intendiamo affrontare il “problema della vittoria elettorale di Trump” scientificamente, dal punto di vista di studiosi che vogliono indagare sulla corretta applicazione dell’impostazione teorica di Francesco Fattorello che pur pensata e descritta 70 anni fa’, risulta essere ancor oggi una vera e propria rivoluzione nel campo dell’Informazione e della Comunicazione.

Fattorello subito dopo la fine della seconda guerra mondiale rimette in discussione il “clima culturale” sull’Informazione in cui si era trovato a vivere durante le due dittature e ormai cristallizzato anche in Europa secondo l’approccio anglosassone.

Francesco Fattorello fu il primo studioso dell’informazione e della comunicazione ad andare controcorrente. Anticipando di oltre mezzo secolo quella che sarebbe stata poi l’impostazione teorica adottata in tutto il mondo, grazie all’avvento delle nuove tecnologie informatiche, ebbe il coraggio e la determinazione di destrutturare le più accreditate teorie di oltreoceano. E lo ha fatto in un periodo, il primo dopoguerra, in cui tutta l’élite culturale e tutta l’Accademia del nostro Paese accettava acriticamente impostazioni “esotiche”, suggestive quanto si vuole, ma prive di qualsiasi humus scientifico. I risultati pragmatici permettevano agli Americani di insistere nelle loro assurde impostazioni senza porsi troppe domande teoriche e ai nostri “accademici” di inchinarsi ossequiosi di fronte a cotanto ingegno.

Francesco Fattorello non si uni’ al coro dei replicanti ma volle analizzare a fondo e capire il fenomeno giungendo a conclusioni diametralmente opposte.

E arriva così alla sorprendente intuizione e alla coraggiosa elaborazione della sua Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione. Ecco, allora, che dallo strapotere dell’Informazione, impostazione teorica ancora oggi dura a morire, emerge una visione rivoluzionaria che stravolge le logiche di un sistema rigidamente configurato in funzione di una relazione comunicativa fortemente asimmetrica.

Per il nuovo pensiero fattorelliano gli attori del processo comunicativo sono “soggetti” entrambi dotati di facoltà opinanti e quindi di pari dignità.

Non c’è più un tiratore scelto che colpisce l’uomo-bersaglio-target, ma vi sono due soggetti attivi che reagiscono ai numerosi stimoli ricevuti, sulla base delle proprie facoltà opinanti e delle personali attitudini sociali prodotte dalle diverse e determinanti acculturazioni.

L’approccio teorico fattorelliano rappresenta una visione di una incredibile modernità e , ci sembra, poter fornire una risposta adeguata alle crescenti esigenze di informazione e comunicazione che connotano le società democratiche di oggi.

A distanza di 70 anni dalla sua prima elaborazione, l’impostazione teorica fattorelliana è ormai adottata in tutti i paesi del mondo, anche e soprattutto nel mondo anglosassone ormai totalmente allineato con le nostre posizioni, così come la campagna elettorale di Donald Trump ha chiaramente dimostrato.

La Tecnica Sociale dell’Informazione è l’unica teoria italiana del settore, formulata su rigorose basi scientifiche.

E’ una costruzione metodologica profondamente radicata nella tradizione culturale europea proprio perché si basa sul presupposto che non possa esistere una impostazione teorica sulla comunicazione sempre valida ed applicabile a qualunque recettore ma che una metodologia sui processi di interazione tra chi promuove e chi riceve la comunicazione, debba necessariamente essere tarata sul recettore.

Ecco allora il recettore non più oggetto passivo della comunicazione che diviene, a sua volta, un soggetto opinante di pari dignità che interagisce sempre e comunque con il promotore, all’interno di una complessa dinamica sociale. Da qui l’apporto fondamentale di una Tecnica Sociale che ricerca l’adesione e quindi il consenso dei destinatari sulla base delle loro attitudini sociali.

Attitudini sociali intese come disponibilità ad accettare le opinioni proposte, a seconda della propria acculturazione, intendendo per acculturazione tutto ciò che l’ambiente sociale ha, inevitabilmente, trasferito nell’arco di tutta una vita a qualsiasi essere umano. La Teoria della Tecnica Sociale si pone in netta antitesi con l’impostazione teorica anglosassone che per decenni ha inteso far leva sulla psiche dell’individuo attribuendo alla comunicazione  in senso lato capacità di “persuasione occulta” in grado di condizionare i comportamenti dei destinatari.

E  infine,  sappiamo che molti autori  hanno già spiegato il successo della comunicazione on-line , concentrandosi sul ruolo attivo di tutti i partecipanti e siamo certi che il modello della Tecnica Sociale può sostenere e rafforzare tali  risultati, fornendone i presupposti teorici.

di Giuseppe Ragnetti

Direttore dell’Istituto di comunicazione Francesco Fattorello

Faccia a Faccia di Giovanni Minoli con Federica Nocera

L’intervista di Giovanni Minoli a Federica Nocera è nella seconda parte, intorno al minuto 30, della trasmissione andata in onda su La7 il giorno 15-01-2017

Federica Nocera (Cambridge Analytica): «Così abbiamo aiutato Trump a vincere»

Senza titolo-1Intervista di Giovanni Minoli a Federica Nocera

Federica Nocera ha un master in Ingegneria alla Oxford University (2011) e un master in Sociologia e data science alla University of Chicago (2015). Federica ha lavorato come Equity research analyst alla Bank of America Merrill Lynch dal 2011 al 2013 dove seguiva società quali Europee Telecom e Media. Dal 2015 lavora all’Scl Group e alla sussidiaria Cambridge Analytica come data scientist.

Federica Nocera, la vostra società come è stata scelta da Trump?

Cambridge Analytica è una delle società più importanti di Data science per le campagne elettorali. Premiante è il nostro approccio scientifico che combina raccolta, analisi di dati e marketing digitale.

Che cosa fate esattamente?

Cambridge Analytica svolge molte funzioni: Data science, ricerca nel senso di polling e marketing digitale. Ciò è funzionale per trovare gli elettori più inclini a essere persuasi a votare per Trump.

Quindi, durante le elezioni, la vostra sede operativa era in Texas. Perché?

La sede digitale della campagna era là.

In cosa consisteva il vostro lavoro?

Il nostro compito principale era identificare potenziali elettori di Trump. A livello di Data science, ci occupavamo di analisi di dati in arrivo giorno dopo giorno. E questi venivano usati per aggiornare modelli predittivi.

Lei in particolare che cosa faceva?

Mi occupavo di creare questi modelli per stimare la preferenza di certi gruppi di elettori per il candidato o per modellare la probabilità di presentarsi alle urne o la sensibilità verso particolari questioni di politica.

Molti dicono che il vostro lavoro è stato determinante per la vittoria di Trump. È vero?

Le campagne elettorali sono vinte dai candidati, però il nostro approccio può aiutare il candidato a indirizzare il messaggio in modo più preciso.

Quanti italiani c’erano nel vostro team?

Eravamo tre su quattro nel team di Data science.

Data science cosa significa, per capire bene?

La Data science è l’analisi di dati combinata con la creazione di modelli predittivi. Ci siamo trovati a fare previsioni in base ai dati in arrivo.

Da dove arrivavano i dati?

Sviluppavamo questionari e poi raccoglievamo risposte sia telefoniche che online. Queste poi venivano combinate in vari modi, ad esempio, per Stati diversi.

In che cosa Trump, secondo Lei, è stato superiore alla Clinton nell’uso dei social, a parte il fatto che aveva voi?

Trump – ed è un’opinione personale – è stato molto abile nello sfruttare la sua personalità per creare attività sui social e ha fatto scalpore raggiungendo anche una copertura alta da parte dei media tradizionali.

In che Stati avete avuto la soddisfazione più grande voi?

Florida.

Lì si vincono le elezioni…

È sempre stato lo Stato più importante per il voto Usa. La sera dell’elezione ci ha dato un brivido di emozione perché i risultati del Nord-Ovest erano molto più positivi e questo era il primo indizio di quello che sarebbe poi accaduto.

Era molto grazie al vostro lavoro?

Questo è sempre stato uno degli Stati su cui ci siamo concentrati.

Per capire bene, voi raccoglievate i dati che vi arrivavano da ovunque, da ogni fonte, li analizzavate e poi li personalizzavate?

Abbiamo un database molto ampio su molti americani.

Quanti milioni di americani?

Probabilmente circa 200 milioni.

E su questo database voi profilavate le singole persone?

Sì, creavamo modelli per prevedere le probabilità degli individui a votare per un candidato particolare o per presentarsi alle urne.

Nello scontro tra media tradizionali e social qual è il punto a favore dei social?

La velocità di diffusione e l’ampiezza dell’audience raggiungibile. Poi con un feedback quasi immediato.

Trump ha speso molto meno della Clinton per gli spot. Sono un mezzo superato?

Secondo me, il marketing digitale permette di raggiungere un target audience molto più specifico con una pubblicità particolare. Mentre lo spot televisivo ha un’audience più generalizzato.

Indistinta. Ma la vostra superiorità tecnica è stata proprio quella di raggiungere audience particolari.

Sì, è stata proprio questa.

Questa è la qualità specifica del vostro lavoro?

È un grande vantaggio sapere chi contattare, in che momento e con più o meno che messaggio.

Quindi, praticamente parlando a ognuno la sua lingua?

È quello che provavamo a fare con più e meno successo.

Mi sembra un successo discreto. Da poco in Italia si è votato per il referendum. Renzi ha perso. Avete valutato i suoi errori di comunicazione?

Per poter fare questo tipo di lavoro avremmo bisogno di mettere insieme un team dedicato che ha accesso a certi dati e che può svolgere una ricerca approfondita.

Come società sareste in grado di organizzare una strategia nella prossima campagna elettorale?

Saremmo in grado di sviluppare una strategia di comunicazione digitale.

Ma su che basi?

Il nostro servizio è su misura perché alla fine ogni candidato è diverso, ogni elezione è particolare come abbiamo visto con il voto Usa.

Tutti hanno l’idea di fare delle campagne su misura, ma qual è la vostra specificità?

Crediamo nei dati più attuali.

Ci fa un esempio concreto. Cioè per convincere me a votare Trump cosa avresti fatto?

Dovrei un po’ studiare prima di poterlo sapere. Però, per esempio, mandavamo messaggi specifici sulle policy d’immigrazione o del servizio sanitario a dei gruppi di elettori diversi.

Lei è un’italiana che vive a Londra. Dopo la Brexit cosa è cambiato?

Personalmente ancora non ho sentito l’effetto.

È vero che con la vostra società avete aiutato anche la Brexit?

Questo è quello che dicono i giornalisti però…

Dicono la verità o dicono bugie i giornalisti?

Non ne sono al corrente.

fonte: intervista di Giovanni Minoli

pubblicata su “Il Sole 24 Ore” il 10-01-2017

Lectio Mirabilis alla LUMSA

foto LUMSA 2

foto 2: il prof Ragnetti all’opera

Quando l’allievo supera il maestro!

Il Prof. Daniel Della Seta titolare dell’insegnamento di Teorie e Tecniche del linguaggio giornalistico al Corso di Laurea in SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE E MARKETING, all’Università LUMSA di Roma, non ha dimenticato il contributo formativo acquisito diciotto anni fa all’Istituto Fattorello. E allora ha voluto invitare il prof Ragnetti che era stato all’epoca suo “maestro”, a presentare la figura e l’opera di Francesco Fattorello agli studenti Lumsa.

foto LUMSA 1

foto 1: i preparativi …

Nella foto 1: i proff. Della Seta e Ragnetti in “Preparativi tecnici di lezione”  Nella foto 2:  Il prof Ragnetti all’opera. Nella foto 3: ma che bell’aula!

Gli studenti della Lumsa, belli e bravi, sono fortemente coinvolti e seguono con grande interesse e attivo coinvolgimento gli innovativi contenuti proposti.

A fine incontro su indicazione del prof Della Seta, tutti si sono dichiarati d’accordo per replicare appena possibile la lezione fattorelliana.

foto LUMSA 3

foto 3 – Ma che bell’Aula !

Noi tutti, seguaci degli insegnamenti dell’Istituto Fattorello, esprimiamo la più viva soddisfazione perché, ancora una volta, la nostra impostazione di studi sulla comunicazione ha ottenuto il consenso e l’adesione piena anche “fuori casa”!

Corso istituzionale di “Comunicazione” – 2016

Istituto_Fattorello FBl’appuntamento più atteso della settimana:

I LUNEDI’ DELLA COMUNICAZIONE AL “SERAFICO”
il piacere di ascoltare, conoscere, capire per comunicare

L’Istituto Francesco Fattorello in Roma, la prima Scuola di comunicazione in Italia, propone ogni settimana una full immersion relazionale e comunicativa

Dal 1° febbraio 2016 a fine giugno, tutti i lunedì dalle 17.30 alle 21.00, ti aspetta il Corso di “SCIENZE E METODOLOGIA DELL’INFORMAZIONE E TECNICHE DELLA COMUNICAZIONE” con le seguenti aree tematiche:

  • Teoria della Tecnica sociale dell’Informazione
  • Scienze dell’Opinione
  • Tecniche della comunicazione scritta e orale
  • Rapporti interpersonali e comunicazione non verbale
  • Modalità relazionali: controllo delle barriere e sviluppo delle competenze comunicative
  • L’arte dell’ascolto e la sua funzione comunicativa
  • I linguaggi della comunicazione
  • Marketing e comunicazione politica
  • Promozione dell’Immagine e Tecniche operative
  • Funzioni aziendali e comunicazione organizzativa

La valutazione finale degli iscritti all’Istituto Fattorello individua anche la loro attitudine e disponibilità a:
– sviluppare rapporti interpersonali positivi
– comunicare in maniera chiara ed efficace in ogni possibile occasione
– gestire senza conflittualità i gruppi di lavoro
– contribuire in maniera creativa agli aspetti interattivi della didattica
– farsi carico di studi e ricerche di apprendimento, per argomenti di particolare interesse, su stimoli forniti dal docente
– presentare in aula relazioni su ricerche effettuate
– socializzare in senso lato
– affrontare situazioni e problemi in ottica propositiva, anche con l’individuazione di piccole innovazioni

Il nostro 70° Corso annuale dà continuità all’insegnamento della Tecnica Sociale dell’Informazione, già impartito dal prof. Francesco Fattorello presso la Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, sin dal 1947.

La validità scientifica della nostra proposta formativa è garantita dalle originali metodologie dell’Istituto, unica Scuola regolarmente autorizzata e legittimata ad approfondire e diffondere l’impostazione teorica fattorelliana, anche attraverso l’attivazione di regolari Corsi didattici.

I nostri Corsi, nel pieno rispetto della volontà espressa dal prof. Fattorello prima e dai suoi eredi poi, non hanno subito discontinuità di nessun genere, consentendo in tal modo lunga vita alla prima Scuola italiana del settore.

L’Istituto è diretto dal prof. Giuseppe Ragnetti che ha contribuito alla diffusione della “Teoria della Tecnica sociale dell’informazione” in ambito universitario, attraverso il suo insegnamento presso il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione e presso la Laurea Specialistica in Editoria Media e Giornalismo dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino e presso altre Università italiane, nonché in prestigiosi contesti quali SSAI – Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, Questure, Prefetture, Scuola di Polizia Giudiziaria, Scuole di Formazione politica, Corsi di Comunicazione per le Forze dell’Ordine, Enti pubblici e Organizzazioni private.

Il prof. Ragnetti, garante della coerenza e correttezza delle diverse discipline nei confronti dell’impostazione teorica originale dell’Istituto, è coadiuvato da un équipe di Docenti, tutti ex allievi dell’Istituto stesso.

Con 70 anni di tradizione scientifica alle spalle e con tutta la responsabilità che ne deriva, adeguando tuttavia costantemente gli strumenti didattici e gli obiettivi della ricerca alle esigenze dei tempi e, talvolta, anticipandone l’evoluzione, l’Istituto si propone di fornire ancora oggi il bagaglio culturale indispensabile ai “maestri della comunicazione” ed a tutte le attività che si avvalgono delle migliori abilità relazionali e comunicative.

Una corretta comunicazione , comprendere e farci comprendere, ci dà forza, coraggio, voglia di fare, ci rende attori-protagonisti della nostra vita, ci permette di aiutare gli altri e noi stessi.

Se vuoi intraprendere uno dei tanti “mestieri della comunicazione” o più semplicemente superare i ”blocchi della comunicazione” e la paura del parlare, se vuoi acquisire maggiore autorevolezza, assertività e capacità di ascolto, se vuoi guadagnarti la stima e la considerazione dei tuoi interlocutori e ottenerne condivisione e consenso o, ancor di più, se vuoi aumentare la stima di te stesso e la fiducia nelle tue potenzialità allora è questo il Corso che stavi cercando.

La Sede didattica del Corso è presso la:
Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura
Istituto Seraphicum
Via del Serafico,1 – 00142 Roma-Eur
(raggiungibile con la METRO B capolinea Eur- Laurentina)

Per informazioni: segreteria telefonica allo 06-95.24.188 (lasciare nome e telefono e sarete richiamati) o per telefono al 335-833.42.51 (prof. Giuseppe Ragnetti) o al 329-63.22.430 (prof.ssa Alessandra Romano) o via posta elettronica a: info@istitutofattorello.org oppure a gragnetti@tiscali.it

Locandina Corso Fattorello

Anche per questo anno accademico l’Istituto Fattorello ha attivato la convenzione con l’Associazione internazionale AIESEC per la formazione dei loro iscritti particolarmente interessati ai temi della comunicazione.

L’attuale presidente di AIESEC Federica Di Iulio è stata allieva del corso del Fattorello nell’anno 2015.

il Prof. Giuseppe Ragnetti racconta ”impara l’Arte e … fallo sapere” al Maker Faire 2015

… la partecipazione del Prof. Giuseppe Ragnetti – docente di teoria e tecnica sociale dell’informazione, direttore dell’Istituto “Francesco Fattorello” – al Work Shop “MADE in ROME, bene comune – la Creatività Artigiana tra Tradizione ed Innovazione: ragioni storiche, culturali e future” svoltosi sabato 17 ottobre nell’ambito del Maker Faire 2015 presso l’Università La Sapienza di Roma …

video pubblicato anche sul sito del Made in Rome