Oltre il ricordo

di Francesco Ricci

Sono passati alcuni mesi dalla conclusione della bellissima esperienza di studio a Poggiovalle, quale attività finale del corso di metodologia dell’informazione e tecniche della comunicazione, tenutosi durante l’inverno, presso l’istituto Francesco Fattorello di Roma.

Il ricordo del corso e dell’esperienza finale ha lasciato in tutti noi partecipanti l’arsura del ritrovarci, per continuare l’esperienza dello scambio, del confronto e della condivisione.

Durante i vari incontri invernali abbiamo avuto l’occasione di conoscerci attraverso le lezioni, le presentazioni e perché no, anche condividendo le ricche merende, ma quello che è successo a Poggiovalle è stato diverso.

Sembra proprio che in quell’occasione, si sia abbattuta ogni barriera di divisione e distacco tra tutti i partecipanti, rendendoci in qualche maniera fratelli dello stesso padre, legati da una comunione di intenti e da una rispettosa confidenza tipica di vecchie amicizie.

In quei due giorni ognuno di noi si è messo in gioco con il suo modo di essere, ed è bastato soltanto qualche minuto di curiosità, seduti intorno al tavolo della prima conferenza, per capire cosa facessimo realmente là, e per magia, ognuno di noi libero e alleggerito dal tran- tran delle sue giornate, è riuscito ad accogliere l’altro per come era, con le sue caratteristiche, i sui pregi e difetti e anche le sue potenzialità, superando quella conoscenza un po’ timida e distaccata che ci aveva accompagnato durante il corso a Roma.

Le diversità di ognuno ( l’età, le diverse professioni e ceti sociali), si sono azzerate davanti alla volontà di conoscerci, di accoglierci e di imparare nuovi temi e condividere gli argomenti che ci avevano portati in quel luogo e per i quali ci trovavamo uniti.

In fondo prima di gennaio nessuno di noi avrebbe pensato di vivere una così bella esperienza di vita, di gioco e di studio, che avrebbe portato a conoscere tante persone nuove che solo per il fatto di essersi ritrovati a scuola sarebbero restati uniti, solo per aver conosciuto quella teoria che inizialmente pensavamo un po’ strana, non molto definita e misteriosa.

Mi chiedo: qual è il nostro compito oltre la nostra crescita e arricchimento personale?

Essere diventati amici e ritrovarci nel ricordo di una bella esperienza, basta?

Penso: a ognuno di noi spetta ora un compito importantissimo, quello di poter portare la nostra esperienza nella vita di tutti i giorni, dei piccoli e dei grandi gesti, nelle nostre famiglie, nei nostri amici e soprattutto in tutte quelle persone che per qualsiasi motivo si affacceranno sulla nostra strada e permettere a tutti di condividere questa nostra gioia e capacità, che forse è ancora di pochi, ma con l’aiuto di tutti potrebbe diventare di tanti e soprattutto di tanti uomini e donne speciali che non riusciranno a cambiare il mondo, ma potranno vantarsi di averci provato solo per la capacità di sapersi presentare, riconoscere, ascoltare.

Solo allora la nostra misteriosa e amata teoria, sarà sicura di aver centrato il suo obbiettivo, quello di non essere rimasta dietro un banco di scuola, o incorniciata come un meraviglioso ricordo. Sarà invece riuscita a girare, farsi catturare e lasciare un segno in un presente certo e difficile e contribuendo ad un futuro tutto da costruire ma ancora in tempo per poter regalare meravigliose emozioni.

Cerveteri, Ottobre 2008

Francesco Ricci

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