L’ accademia della vigna

A cura di Francesco Ricci

Mi trovavo in campagna a compiere alcuni lavori nel vigneto in una bellissima giornata di primavera, in completa solitudine tra il verde dei prati e i germogli delle viti che lasciavano già vedere i piccoli grappoli, con la sola compagnia di una cornacchia che seguiva instancabilmente il mio lavoro svolazzando in ogni filare alla ricerca di qualcosa che avevo reso più visibile con il mio passaggio.

Il rumore del trattore mi ha permesso di estraniarmi dai soliti pensieri quotidiani come se stessi in una campana di vetro, lasciando spazio a riflessioni interiori tra me e me, riascoltando concetti acquisiti recentemente che in questo ultimo periodo sono protagonisti nella mia vita.

Ripensavo agli incontri del venerdì al Fattorello alle lezioni del professor Ragnetti agli scambi tra i partecipanti e anche alle simpatiche merende, e non ho potuto tralasciare alcuni concetti come affermazioni ed esempi, che solo in una seconda accurata riflessione chiariscono le idee.

Ripensavo al gioco del target, alle freccette nei diversi materiali, ai più o meno abili tiratori nonché al bersaglio vicino o lontano, libero o schermato, alla M di metro o di maiale, al carrello della spesa, al freezer necessariamente ben fornito, alla disattenzione verso alcune indicazioni che in quel momento non sono ciò che cerchiamo (mobilificio o pizzeria), alla memoria, al filtro percettivo e alla manipolazione.

Questo elenco di parole, di esempi anche se apparentemente semplici, mi hanno messo spesso in difficoltà nel capire cosa ci si nascondesse dietro, ma la tanta curiosità ha vinto anche lo sconforto di mollare perché argomenti troppo difficili o lontani dalla mia persona.

In quel giorno lontano da tutti e da tutto, sono riuscito a sbriciolare ed a capire l’importanza semplice e intrigante, curiosa e accattivante di questo nuovo mondo che sto conoscendo, formato da vocaboli nuovi, profondi e significativi, legati da un unico filo conduttore: la riscoperta di me stesso ed il riappropriarmi della mia naturale vocazione, quella dell’uomo libero, libero da tutto ciò che io ho erroneamente fatto entrare, libero da tutte quelle situazioni alle quali ho consegnato le chiavi della mia casa ed alle quali ho permesso di mettermi alla porta, perdendo il mio ruolo di padrone per essere servitore.

Sono molto risentito e amareggiato nel pensare al faticoso studio e lavoro che dovrò fare per riconquistare ciò che è mio, ciò che con molta facilità mi è sfuggito di mano, solo per una semplice superficialità, distrazione o condizionamento; ma altrettanta gioia e forza alimenta la mia voglia di proseguire in questo viaggio ancora misterioso, ma che inizia a far assaporare i primi frutti e mi consentirà di essere più attento, coraggioso e libero, e soprattutto, mi insegnerà ad aver cura delle chiavi, ad essere una buona sentinella su ogni orizzonte nuovo che mi si presenterà, fatto di situazioni ma anche di persone che saprò ascoltare e che sapranno ascoltarmi.

Il mio lavoro giungeva al termine perché la mia amica cornacchia, con il suo ultimo volo, mi faceva capire che i filari erano finiti, e guardando l’orologio anche il tramonto era vicino, quello di una piacevole giornata di lavoro e riflessione, che segnava la fine di un giorno di luce ma rappresentava una nuova alba di un pensiero nuovo di una nuova persona in una nuova esperienza.

L’accademia della vigna mi ha permesso di riflettere e mi ha donato il coraggio di poterlo raccontare e condividere.

Cerveteri Maggio 2008
Francesco Ricci

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