Così è se vi pare !

Tesina di Alessio Colantoni

“Così è se vi pare !”

Premessa

Prima di iniziare la trattazione del tema che ho scelto per questo lavoro vorrei fare alcune considerazioni riguardo il corso e spiegare cosa mi ha portato a scegliere questo tema.

Quando mi fu proposto di partecipare al corso ero molto scettico poiché lontano dai miei studi e pertanto non ritenevo potesse interessarmi credendo si trattasse di
un mero corso di comunicazione, ma decisi comunque di accettare attratto dalla
possibilità di avere un certificato riconosciuto a livello internazionale.

Questa mia idea del corso però venne smentita dalla prima lezione, in cui parlammo di tutto tranne che di comunicazione toccando tematiche che mai avrei immaginato e che addirittura sminuivano il potere della comunicazione, perciò mi chiesi “se la comunicazione non ha tutto questo potere che le si attribuisce, a cosa serve questo corso di comunicazione?”.

La risposta del Prof. Ragnetti, che era appena tornato da uno degli incontri sul Tibet riservati ai pochi eletti come lui fu, “la comunicazione e il modo di comunicare può influenzare e modificare le nostre opinioni, ma solo l’educazione è in grado di influenzare i nostri comportamenti”.

Questa risposta, nonostante risalga ad una delle prime lezioni, mi fece comprendere il significato del corso e l’importanza di un elemento che mai avevo ritenuto importante, l’opinione!

Perciò ho deciso di approfondire questo tema, l’opinione, prendendo alcuni spunti dalla visione di Pirandello sulla soggettività della realtà e dell’io.

Per concludere le mie considerazioni sottolineo come questo corso in realtà non
mi ha insegnato niente che già non sapessi ma ha messo in evidenza concetti che non sapevo di sapere.

L’opinione questa sconosciuta!

Quando parliamo di opinione ci riferiamo a qualcosa di opposto alla certezza la quale deriva da uno stato d’animo “di riposo” pur sempre soggettivo, cioè la certezza è la coscienza di una verità soggettiva che può essere differente dalla verità di qualcun altro; la certezza spesso si confonde con la convinzione ma questa non si fonda su un evidenza dell’oggetto bensì deriva dall’adesione totale ed irrazionale ad una opinione.

L’opinione è la propria conoscenza di fatti contingenti. Cosa significa?

L’opinione nasce dal dubbio, da uno stato di incertezza, dalla mancanza di una verità riconosciuta, questo stato d’animo porta le persone alla ricerca di verità e quindi alla formulazione di giudizi di opinione.

Quindi l’opinione è un punto di vista, un modo personale di spiegare un fatto, una idea di verità; questi elementi la caratterizzano come provvisoria ed estremamente soggettiva, dipendente dallo specifico stato d’animo di quel momento, perciò come dice Platone è una falsa verità destinata a mutare.

Le opinioni sono valide nello specifico momento in cui vengono espresse condizionate dallo specifico stato d’animo e contesto ma non è detto che queste
rimangano tali in altri contesti o che addirittura esse rappresentino veramente il
proprio pensiero.

Essa non si costituisce di valori, credenze, conoscenze forti ma soltanto di stereotipi determinati soprattutto dal gruppo o gruppi a cui si appartiene e dai processi informativi che mirano a generare determinate opinioni, è qui che la comunicazione e l’informazione agisce e manipola fino a generare convinzioni.

Questa debolezza dell’opinione spiega appunto come questa sia suscettibile a frequenti cambiamenti dovuti a fattori come gli avvenimenti della vita quotidiana, il diffondersi di nuove idee, nuovi movimenti e, ciò che più ci interessa ma che non approfondiremo, i mezzi d’informazione come la radio, la televisione, il giornale.

Questi mezzi agiscono sull’opinione delle persone, ovvero sull’opinione pubblica,
attraverso la manipolazione delle informazioni a seconda dell’interesse e del valore che vogliono attribuirgli; le informazioni date da un giornale, per esempio, solitamente sono diffuse secondo l’orientamento politico dei lettori per cui queste saranno esattamente come il lettore, da noi chiamato soggetto recettore, le vuole e in queste esso si rivede e trova conferma delle proprie opinioni generando così in esso la convinzione. Quindi perché ci sia comunicazione è necessario che ci sia
convergenza di interpretazione del fatto tra promotore e recettore.

Questo è il grande potere ma anche il grande limite della comunicazione.

I mezzi di comunicazione agiscono sulle opinioni ma non sono in grado di influenzare i comportamenti, come appunto dicevamo all’inizio; l’esempio portato frequentemente dal Prof. Ragnetti è il voto politico.

Quindi concludendo possiamo affermare che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, cioè molto spesso a dichiarazioni verbali non corrispondono le azioni.

L’opinione pubblica.

A proposito dei mezzi di informazione abbiamo accennato all’opinione pubblica, cosa intendiamo.

In una accezione sociologica il termine “pubblico” indica un gruppo non organizzato con determinate caratteristiche, una collettività. Il soggetto dell’opinione pubblica è quindi l’insieme delle persone che hanno un’opinione tra loro condivisa, non è necessario che queste si conoscano o siano in contatto e perciò lo definiamo come gruppo non organizzato.

La condizione affinché un’opinione sia condivisa da una collettività è che questa
riguardi un oggetto noto, conosciuto, non privato e di interesse a molte persone
altrimenti, spesso, queste non sono portate a formulare opinioni a riguardo ed infine necessità di posizioni contrastanti a questa altrimenti si trasforma in una credenza profonda.

I soggetti dell’opinione pubblica sono definiti: “soggetti attivi”, cioè quelli che definiamo soggetti promotori dell’informazione, coloro che hanno una propria opinione riguardo gli avvenimenti e cercano di interpretarli nel modo più originale e non sulla base di luoghi comuni; solitamente questi soggetti corrispondono a gruppi che condividono interessi o ideali politici, religiosi, economici e che necessitano della condivisone e adesione di massa ricercata proprio attraverso
l’utilizzo dei mass-media con i quali non può comunicare la realtà ma soltanto trasmettere la sua forma, l’opinione, in modo che il soggetto recettore la comprenda e quindi aderisca.

“Soggetti passivi”, coloro che si limitano ad accettare o rifiutare l’interpretazione proposta, anche i soggetti recettori opinano nel momento in cui aderiscono o meno alle opinioni proposte sulla base dei propri valori e della propria cultura. 

Tanto i promotori che i recettori sono protagonisti del rapporto d’informazione
poiché essi rappresentano il pubblico, sostengono l’opinione dei promotori ma non
solo, questa distinzione dei soggetti non è così netta come appare ma si tratta di un
rapporto circolare in cui anche un soggetto recettore può diventare promotore.

Possiamo notare come, qualsiasi sia il tipo di soggetto considerato, si parla sempre di gruppo e non di individuo, quasi ad intendere che non esiste una propria opinione ma soltanto un’opinione comune a più persone e allora cosa succede se una persona appartiene a più gruppi con opinioni contrastanti. Questa sosterrà le opinioni che più salvaguardano i suoi interessi e ciò sottolinea ancora una volta
come sia volatile l’opinione in quanto non si mantiene costante ma varia al variare dei propri interessi, anche qualora sia generata da valori radicati in gruppi organizzati; la condivisone delle opinioni deriva dalla personalità e acculturazione dell’individuo.

Nasce così un problema, l’individuo è tale in quanto individuo, oppure, in quanto relazione con altri individui?

Chi siamo?

Dall’alto della mia presunzione ho sempre ritenuto che Alessio fosse Alessio, uno ed unico per tutti, e non nego che in fondo ancora ci credo o forse ci spero; ma in questo corso ho dovuto rivedere, mio malgrado, molte delle mie posizioni.

Più precisamente ho sempre sostenuto che ognuno di noi adatti i propri comportamenti alle circostanze in base al proprio interesse, esattamente come il soggetto promotore manipola la realtà in base al soggetto recettore,

“l’individuo impara prestissimo ad essere cose diverse con persone diverse”. (Cooley)

ma che tutto ciò non andasse oltre la finzione, che anche modificando i propri atteggiamenti a seconda dell’ambiente contingente le proprie opinioni rimanessero immutate; ciò che penso sia giusto lo è sempre in ogni momento, non è così.

Spesso le relazioni con altri individui influenzano le tue opinioni fino a farle cambiare, soprattutto se sono in molti a contraddire la tua opinione, l’influenza della massa è innegabile; con ciò non si vuole negare l’esistenza di opinioni c.d. cristallizzate che rifiutato l’influenza dell’ambiente contingente.

Uno, nessuno, centomila.

Ho sempre ritenuto affascinante la visione relativista della realtà di Pirandello e per questo ho deciso di riprendere il suo pensiero in questa trattazione perché “secondo me” è colui che meglio ha colto ed espresso il significato di realtà.

Quando abbiamo definito l’opinione abbiamo parlato di una “propria realtà” dettata soprattutto dal particolare stato d’animo di quello specifico momento e anche quando parliamo di certezza non possiamo trascendere da un concetto soggettivo.

Queste considerazioni portano Pirandello a rivedere anche l’oggettività dell’io, dell’individuo interpretando questo concetto nel protagonista dell’opera Uno, nessuno e centomila, Vitangelo Moscarda, che dapprima si considera unico (Uno) e poi attraverso le relazioni con gli altri percepisce come questi lo considerino in modi differenti dal suo e tra di loro, individuando in lui Centomila se stesso, giungendo così a concepirsi un nulla (Nessuno); Vitangelo cercherà disperatamente di distruggere queste centomila immagini che la gente ha di lui, ma finirà per essere considerato pazzo perché non è possibile distruggere le immagini che gli altri hanno di lui.

Secondo Pirandello la “persona” è una maschera con cui l’individuo si presenta a se stesso, non esiste però la sola forma che l’io dà a se stesso; nella società esistono anche le forme che ogni io dà a tutti gli altri. E in questa moltiplicazione l’io perde la sua individualità, da «uno» diviene «centomila», quindi «nessuno».

Si evince come il rapporto Io/Altro è centrale, in ogni Io sono presenti anche diversi Io percepiti in centomila prospettive differenti e allora “l’Io si configura anzitutto come relazione” (Heidegger):

“Non solo l’io può comprendere se stesso solo attraverso gli altri, ma di più, in qualche misura, esiste esclusivamente attraverso gli altri. Già la riflessione sul nostro linguaggio esprime perfettamente questo paradosso: io non vedo me stesso che allo specchio, cioè riflesso in un’immagine. l’unico modo per indicare cosa sono io è parlarne, ma la parola “io” può essere determinata soprattutto in riferimento alla parola “tu” a cui si rivolge e non in se stessa. L’io si determina e si costituisce in relazione a se stesso”. (Andreoli)

Il mezzo con cui si instaura una relazione è quindi il linguaggio ed è questo che fa dell’individuo un soggetto, un “io”; il linguaggio ha senso in quanto relazione (verbale o non verbale), il linguaggio esiste in quanto esiste la relazione.

“Comunico ergo sum”.

“Dove vi è un uomo ve ne sono altri che sono in relazione reciproca mediante concetti veicolati da segni. Ebbene, questa relazione reciproca è il linguaggio, senza il quale l’uomo non può esistere”. (Fichte)

Il linguaggio rende oggettiva la realtà, rende possibile rappresentare l’esperienza in oggetti identificabili.

“E’ nel e attraverso il linguaggio che l’uomo si costituisce come soggetto; perché solo il linguaggio fonda in realtà, nella sua realtà il concetto di ego”. (Benveniste)

Possiamo allora affermare che il nostro modo di comunicare, il nostro linguaggio identifica i nostri centomila “io” e soprattutto il modo in cui il nostro linguaggio viene percepito e compreso fa si che esistano non “Uno” Alessio ma realmente esista “Nessuno” Alessio, l’io è l’espressione di uno specchio la cui luce è il nostro linguaggio.

“Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di se; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per se, del mondo com’egli l’ha dentro?” (Pirandello)

In questo passaggio di sei personaggi in cerca d’autore Pirandello si chiede come
possiamo intenderci se le parole assumono un senso che dipende dal mondo che è
dentro di noi. 

Dunque le parole, il linguaggio sono il mezzo con cui si configura l’Io che tutta via
avrà sempre bisogno di un soggetto “tu” per legittimare il suo essere “Io”.

“E allora, l’opinione individuale per sua natura non può che essere collettiva, senza pubblicità l’opinione non sarà mai nata e, pertanto, non potrà mai esistere. Sono gli altri che nel loro essere altro da me mi autorizzano e legittimano il mio “secondo me…a mio giudizio…a mio modo di vedere..” , me….mio…mio modo…, che non potrei neppure pronunciare se non fosse certo dell’esistenze de tuo…loro…” (Prof. Ragnetti).

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