Achille o Acilήos? Al buon comunicatore la scelta

Elaborato di Tecniche di Relazione – Professore Giuseppe Ragnetti

“Achille o Acilήos? Al buon comunicatore la scelta”

a cura di Emma Re Cecconi

E’ suonata già da qualche minuto la campanella di inizio lezione quando la professoressa di italiano entra nella I C di una scuola media .

Gli alunni sono ancora un po’ assonnati nel momento in cui la prof. prende la parola:

“Oggi leggeremo il proemio dell’Iliade”dice “chi mi vuole riassumere che cosa ho spiegato riguardo ai poemi epici?”

Una mano si alza dal primo banco vicino alla finestra, “Posso dirglielo io…” sussurra la voce di una ragazzina.

La prima metà della lezione passa con l’elenco delle nozioni esposte nei giorni precedenti dall’ insegnante che aveva spiegato che cosa si intende per epica, quali sono le sue caratteristiche e il linguaggio usato, per poi passare ad esaminare, in maniera generale, la questione omerica e l’antefatto che causò lo scoppio della guerra di Troia, che è il filo conduttore dei 24 canti dell’ Iliade.

La prof. , poi, prende la parola e incomincia a leggere ad alta voce il proemio dell’Iliade:

Canta, o dea, l’ira di Achille Pelide,

rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei,

gettò in preda all’Ade molte vite gagliarde

d’eroi, ne fece il bottino dei cani,

di tutti gli uccelli – consiglio di Zeus si compiva-

da quando prima si divisero contendendo

l’Atride signore d’eroi e Achille glorioso.”

La lettura desta stupore e un briciolo di incomprensione tra gli ascoltatori della classe che non riescono a comprendere il significato di alcuni termini ed è per questo che la prof, per far capire il passo appena letto, decide di parafrasarlo in parole più semplici, utilizzando dei sinonimi.

Canta, o dea, l’ira di Achille figlio di Peleo,

che ha avuto catastrofiche conseguenze, che infiniti dolori inflisse agli Achei,

gettò nel regno dei morti molte giovani vite,

d’eroi, che divennero il pasto di cani e uccelli- la volontà di Zeus si realizzava-

da quando si divisero, litigando l’uno con l’altro,

Agamennone, figlio di Atrèo, capo di eserciti, e il nobile Achille.”

Si può notare che è stato compiuto un procedimento di semplificazione, in cui tutte le parole più complesse sono state sostituite con sinonimi o perifrasi:

Pelide: figlio di Peleo;

rovinosa: che ha avuto catastrofiche conseguenze;

Ade: regno dei morti;

gagliarde: giovani;

uccelli:..cadaveri dati in pasto a cani e uccelli, cioè insepolti;

consiglio: la volontà;

contendendo:litigando l’uno con l’altro

Atride: figlio di Atrèo.

Nonostante questo sforzo di semplificazione, si alza una mano dai banchi dell’ultima fila:

“Mi scusi” esclama una chiara voce “ io non so cosa significa la parola catastrofica…”

“ Un fatto è catastrofico quando porta delle terribili, disastrose…brutte conseguenze…Hai capito, ora?”

ùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùù

Ù

ùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùù

Il ragazzino annuisce, sembra che abbia afferrato il concetto.

L’insegnante capisce che l’unico modo per arrivare nella mente degli alunni è quello di avvicinarsi alla loro ottica e di spiegare i versi omerici con termini più vicini al loro patrimonio conoscitivo e usare anche, conoscendo le loro possibilità e facoltà recettive e la  passione per i fumetti, alcune simpatiche vignette.

 

E’ suonata già da qualche minuto la campanella di inizio lezione quando la più temuta professoressa dell’istituto entra nella I B di un Liceo Classico .

I ragazzi ancora non sono seduti, alcuni fanno un gruppetto intorno al banco in cui troneggia la “Gazzetta dello Sport”, altri sono raggomitolati vicino al termosifone e si raccontano il week-end appena trascorso.

“Ragazzi, mi sembra che la campanella sia suonata da qualche minuto. Perchè non siete seduti?” ruggisce la professoressa.

In un attimo la classe si compone, oggi ci sono proprio tutti, siede nel proprio banco, vicino alla porta, pure il “Tomma”, che come dicono i suoi amici, “ fa buca un giorno si e l’ altro…si”.

L’insegnante, chiamata confidenzialmente “Hitler” dai suoi amati alunni, ripercorre in maniera sintetica gli argomenti trattati nelle ultime settimane durante le interminabili ore di greco: la questione omerica, la struttura dei poemi omerici, il dialetto dell’epica, la tesi “eolica” e quella “ acheo-micenea”, la Kunstsprache, gli elementi di stratificazione linguistica, alcune nozioni di fonetica, di morfologia e di metrica.

Al termine della sua dissertazione sottolinea che tutti gli argomenti trattati, così come, il proemio dell’ Iliade che si appresterà a leggere, saranno oggetto di un compito in classe.

“Bene ora incomincio a leggere il proemio dell’ Iliade, che come tutto il poema, è scritto con l’esametro dattilico catalettico che è basato sull’alternanza di brevi e lunghe, nonchè sull’ isocronia, per la quale ad una lunga corrispondono due brevi.”

“La traduzione in italiano la guardate voi nelle note del libro, non ho niente da dirvi riguardo al contenuto che già ben sapete…Analizzeremo insieme la struttura e la metrica.”

Così la professoressa inizia a spiegare dinanzi alla sua numerosa classe che riesce bene ad afferrare le  nozioni perchè si inseriscono in un patrimonio conoscitivo già esperto a questo tipo di concetti.

La spiegazione subito si focalizza sulla posizione enfatica dell’accusativo μήνιν, posto all’inizio del primo verso e in dipendenza dell’imperativo presente άειδε forma non contratta di άειδw  per poi passare al vocativo θεά di origine eolica e alla forma del dativo -οισι, nel vocabolo οινοισί, più frequente in Omero rispetto al tradizionale e consuetudinario –οις.

L’insegnante continua a spiegare gesticolando le sue esili braccia e aggiustandosi di frequente il solito ciuffo di capelli che non trova mai una stabile posizione : conoscendo le possibilità e le facoltà ricettive dei suoi scolari sotto i più diversi aspetti, adegua il  suo modo di spiegare per essere percepita nella maniera più esatta possibile.

Questi due semplici esempi esprimono in maniera molto chiara che non può esistere una comunicazione sempre valida e applicabile a qualunque recettore, ma che esiste una relazione comunicativa tarata su di esso.

Fu Francesco Fattorello, il primo in Italia a formulare una teoria sull’informazione e la comunicazione fondata su rigorose basi scientifiche, che prende il nome di Tecnica Sociale dell’ Informazione.

Esiste, dunque, un modo di interpretare i fatti oggetto di un rendiconto in base a un determinato soggetto recettore, che assume una valenza attiva pari a quella del soggetto promotore, interagendo sempre e comunque con chi innesca la comunicazione.

Il fenomeno dell’informazione si concretizza attraverso un rapporto che mette in gioco più termini: l’oggetto del processo di informazione, un soggetto promotore e uno recettore, lo strumento che serve a saldare il loro rapporto e il contenuto, ossia la forma di ciò che è oggetto del rapporto di informazione.

Questi aspetti fondamentali possono essere schematizzati da una formula ideografica:

x)

                               M

Sp                                                        Sr

                               O

Sp è il soggetto promotore che dà avvio all’informazione; Sr è il soggetto recettore; M  è il mezzo tramite il quale si salda il rapporto; ed infine O è la fomula data a x), l’oggetto dell’ informazione.

Sp e Sr sono i principali componenti dell’informazione: il primo trasmette la forma che ha attribuito a ciò che ha interpretato e con la quale cerca di rappresentare agli altri un determinato fatto o ideologia; il secondo non si limita soltanto a ricevere quella forma, ma la interpreta a sua volta.

E’ norma fondamentale per il soggetto promotore, al fine di mettere in atto un proficuo rapporto di informazione, conoscere i fattori di acculturazione del recettore, infatti solo così potrà adeguarsi a lui. Adeguarsi, ma non rinunciare al suo scopo e a quella iniziativa sulla quale si era proposto di ottenere una conforme adesione di opinione.

Fondamentale è, poi, la scelta del mezzo perchè ogni strumento possiede un proprio linguaggio ed è legato ad esso il tipo di recettore a cui ci si rivolge.

In base a questo schema possiamo analizzare gli esempi esposti nelle pagine precedenti.

L’oggetto della comunicazione, in entrambi i casi, è il proemio dell’ Iliade di Omero.

Primo caso

x) : proemio dell’Iliade

Sp: professoressa di una scuola media

Sr: una classe di prima media

O: formula data da Sp a x)

M: lingua parlata; uso di vignette.

L’insegnante utilizza, per farsi comprendere, uno strumento molto vicino al linguaggio dei suoi alunni: quello dei fumetti. Le persone adulte non capiscono il linguaggio delle vignette che tanto piacciono ai più piccoli: questo mezzo è dotato di una specificità del linguaggio fatta propria dai “recettori bambini” e non dai “ recettori adulti”.

Il docente si cala nello stesso ambito culturale dei soggetti recettori e cerca di venire a conoscenza dei motivi culturali che possono ispirare il loro comportamento.

Secondo caso

x) : proemio dell’Iliade

Sp: professoressa del liceo classico

Sr: una classe del terzo anno del liceo classico

O: formula data da Sp a x)

M: lingua parlata; uso della lingua greca.

Si può notare che la materia che è oggetto del processo di informazione, è uguale in entrambi i casi ma il modo di esporre il rendiconto dei fatti è diverso in base alle persone a cui è indirizzato.

Per essere recettore, è fondamentale, la sua socializzazione allo stesso ambito culturale del soggetto promotore: dove mancasse una tale corrispondenza culturale, il rapporto di informazione non avrebbe l’effetto voluto, il contenuto non potrebbe essere ricevuto o capito, oppure sarebbe capito male e, comunque, con difficoltà rilevanti.

Questo caso si sarebbe verificato se l’insegnante di scuola media avesse spiegato il proemio dell’ iliade in lingua greca con al seguito  nozioni sulla sintassi, fonetica e metrica.

Il contenuto sarebbe stato ricevuto dagli alunni-recettori?

Ovviamente no, a differenza degli alunni- ricettori del liceo classico che, in base alle loro facoltà percettive, capiscono il contenuto.

Il soggetto recettore obbliga quindi il promotore, che vuole trasmettergli nella maniera più efficace un messaggio, alla conoscenza delle sue possibilità e facoltà recettive sotto i diversi aspetti, condiziona l’elaborazione dei messaggi che gli devono essere adeguati, altrimenti non saranno percepiti e condiziona la scelta dello strumento. La bravura del soggetto recettore sta nel trasmettere il messsaggio nel modo più vicino possibile al suo recettore.

Il processo di informazione può essere contingente e non contingente:il primo è caratterizzato dalla rapidità e dalla limitatezza del lasso di tempo, entro il quale si deve concretare il rapporto tra i soggetti interessati; il secondo è molto più lento e alla ricerca di una adesione non immediata e tempestiva.

Il rapporto insegnante e alunno è tipico per indicare un processo di informazione non contingente: il professore impiega molto tempo per informare il suo alunno e ciò che gli spiegherà gli servirà per domani e per sempre, non è tanto correlato al momento presente, quanto alle esigenze alla cui cultura, il soggetto recettore deve essere educato.

Il recettore, in questo caso, è un gruppo caratterizzato da una certa omogeneità di età e, talvolta, di integrazione culturale che partecipa in maniera attiva: l’alunno pone domande, obiezioni al maestro e sottopone alla sua considerazione nuove idee.

La Tecnica sociale dell’ Informazione si basa sul presupposto che la comunicazione non è un processo definito, ma è in continua evoluzione, perchè semplicemente le persone sono diverse le une dalle altre e per questo è necessario utilizzare molteplici linguaggi e strumenti.

É fondamentale, quindi, la conoscenza del soggetto recettore che si ha di fronte perchè non c’è la possibilità di stabilire un dialogo se pensiamo solo con la nostra mente e in base alla nostra acculturazione o esperienza di vita.

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